SHARM EL SHEIKH (EGY) – Basta sfogliare i giornali per capire che, ancora una volta, la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici si è conclusa con una fumata nera. Se si è ribadita la necessità di contenere l’innalzamento delle temperature globali sotto il grado e mezzo dai livelli pre-industriali, nessun accordo è stato sottoscritto sulle strategie da mettere in campo per centrare l’obiettivo. Come spesso accade, l’aspetto economico ha superato quello ambientale, con gli oltre 90 Capi di Stato (in rappresentanza di 190 Paesi) che si sono almeno accordati sulla creazione di un fondo di risarcimento (chiamato Loss and Damage) per le nazioni più deboli qualora venissero colpite da calamità naturali.

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Le due settimane in Egitto, tuttavia, possono essere comunque utili se alcuni dei concetti espressi raggiungessero l’opinione pubblica, come si augura la PATH (Partnership for Active Travel and Health) che insieme ad altre associazioni di tutto il mondo (tra cui Fiab) ha inviato ai Capi di Governo una lettera in cui si chiede di investire di più negli spostamenti a piedi e in bicicletta per raggiungere gli obiettivi climatici e migliorare la vita delle persone.

Non è la prima volta che si sollecita questo tipo di interventi (una lettera era già stata inviata ai Capi di Stato un anno fa in occasione della Cop26 di Glasgow), così come non è una novità che le associazioni interessate abbiamo commissionate uno studio per avvalorare le loro tesi (in questa occasione, il Make way for walking and cycling).

E un dato del report di PATH fa riflettere. Se da un lato i trasporti sono responsabili del 27% delle emissioni globali di carbonio (dato che non sembra volersi ridurre), dall’altro il 60% degli spostamenti urbani in tutto il mondo è inferiore a cinque chilometri, di cui più della metà è attualmente percorsa da veicoli a motore. Dare alternative comode e sicure a questa platea di cittadini può garantire a medio termine un taglio di emissioni davvero importante (oltre a soddisfare i requisiti sanitari minimi dell’OMS e ridurre il rischio di morte prematura del 20-30%).

Per questi motivi, la PATH, insieme alle organizzazioni che hanno sottoscritto la lettera, ha indicato quattro linee di intervento:

  • Infrastrutture: per rendere gli spostamenti a piedi e in bicicletta sicuri, accessibili e facili.
  • Campagne di sensibilizzazione: per sostenere un cambiamento nelle abitudini di mobilità delle persone.
  • Pianificazione territoriale: per garantire la prossimità e la qualità dell’accesso ai servizi quotidiani a piedi e in bicicletta.
  • Integrazione con il trasporto pubblico: per sostenere la mobilità sostenibile nel caso di viaggi più lunghi.

Un esempio a cui ispirarsi, del resto, c’è già: Copenaghen, infatti, punta ad azzerare le emissioni entro il 2025, anche grazie a degli interventi sulla mobilità: l’obiettivo è che per allora almeno il 75% di tutti i viaggi dovrà essere fatto a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici.