CASTEL D’AZZANO (VR) –  Il Premio Guido Rizzetto, istituito dalla redazione sportiva de L’Arena e dal Gs Cadidavid di Roberta Cailotto nel ricordo di un giornalista che sino all’ultimo della sua lunga vita ha scritto di ciclismo, in particolare di quello giovanile, sarà consegnato, sabato (ore 20.30 al ristorante Gusto di Emiliano Oliosi) al commissario tecnico della pista, Marco Villa, alla presenza di Elia Viviani, del c.t. Davide Cassani e di Silvio Martinello.

Villa, è stato due volte iridato nell’americana in coppia con Martinello: ricordi?

“Nel 1995 è stata vittoria inaspettata. C’erano coppie definite: Baffi con Lombardi o Bincoletto, mentre io e Silvio eravamo le riserve nel giro delle Sei Giorni. Martinello aveva davanti Bincoletto, io ero al primo anno ed avevo vinto una Sei Giorni con Sercu”.

Il bis l’anno dopo: 1996.

“Il livello era ancora più alto e confermarsi è sempre difficile”.

Alle Olimpiadi dei 2000, invece?

“Partivamo da favoriti, abbiamo sostenuto il peso della gara, gli australiani no ed hanno vinto, mentre noi da secondi abbiamo rischiato di finire quarti. I belgi ci hanno superato nell’ultima volata a punteggio doppio, ma abbiamo conquistato la medaglia di bronzo”.

Da commissario tecnico è stato protagonista del rilancio della pista.

“Ho cercato di fare il meglio e avviare un progetto serio per portare in pista anche gli stradisti, Viviani in primis. Ed Elia, nonostante tutto quello fatto in pista, rispetto ai suoi coetanei nulla ha perso su strada. Da lì sono seguiti Consonni e Ganna e l’analisi dice che questi due erano juniores nella stagione in cui il presidente Di Rocco aveva posto il blocco all’attività su strada per una domenica al mese, per far andare i corridori in pista”.

L’Olimpiade di Tokyo chiama.

“Eravamo in testa alla classifica del quartetto, ma dopo la caduta al Mondiale, ci siamo trovati quinti. I posti sono otto. I primi tre sono scappati via, ma abbiamo un altro anno davanti per metterci al sicuro. Dispiace perché dopo i grandi risultati fatti, speravo di poter chiudere il discorso e gestire diversamente l’inverno. Invece, dovremo rimboccarci le maniche, mentre avrei volentieri lasciato rifiatare Viviani, Ganna, Consonni”.

La qualificazione olimpica passa da?

“Europei a ottobre, le tre migliori prove di Coppa del Mondo, il Mondiale a febbraio”.

Viviani tornerà in pista agli Europei?

“Sì. Il quartetto lo deve fare. A Tokyo potrò portare cinque atleti con l’aggiunta, forse, di uno dalla strada e questi cinque dovranno saper fare quartetto, omnium e americana”.

Viviani è candidato per omnium e americana.

“Ma è fuori luogo che chi farà queste due specialità non debba esserci nel quartetto. Elia non può sviare”.

Come siamo messi per qualificare omnium e americana?

“Qualificando il quartetto, automaticamente entra anche l’americana. Se qualifichiamo l’omnium abbiamo il quinto uomo. Se qualifichiamo l’americana, automaticamente abbiamo l’omnium”.

Scartezzini fa sempre parte del gruppo?

“Non chiudo la porta ad alcuno. Per la qualificazione a Tokyo, non bastano quattro atleti. Quando non c’erano Viviani, Ganna e Consonni, se non avessi avuto Scartezzini, Lamon, Bertazzo, Giordani, Moro, Plebani… saremmo ora in una posizione di pericolo. Sino a luglio, voglio avere a disposizione otto-dieci atleti. Poi, chiaramente, ringrazierò tutti, ma dovrò guardare il cronometro. Va detto che, in questi anni, come Federciclismo e impegno personale, attraverso premi e borse di studio del Coni, siamo stati vicini ai ragazzi. Scartezzini, ad esempio, fa parte del bando per entrare nelle Fiamme Azzurre. Da parte mia, di Di Rocco e della Federazione, abbiamo cercato di imbastire un progetto in cui tutti gli atleti che lavorano per la qualificazione olimpica abbiano riconoscimenti” (foto Photobicicailotto).

(Servizio a cura di Renzo Puliero)