Quale sarà il futuro del ciclismo? Luminoso, sempre più luminoso. Se soltanto lo vorremo. I segnali ci sono. Quelli di ieri, per esempio, con la notizia della riapertura del museo del ciclismo di Busto Arsizio e con la decisione della Segafredo di entrare nel nostro mondo diventando sponsor del team di Cancellara. La dichiarazione del patron della società, Massimo Zanetti, mi ha colpito: “Quando ero bambino, mio padre mi portò a una tappa del Giro d’Italia e lì vidi Coppi e Bartali, Coppi in maglia rosa, Bartali in maglia tricolore di campione italiano. Rimasi così colpito e affascinato che, da quel momento in poi, ho sempre detto a me stesso che prima o poi avrei sponsorizzato il ciclismo e oggi è arrivato quel giorno”. L’azienda di Zanetti si chiama esattamente Massimo Zanetti Beverage Group, ma sulla maglia leggeremo “Segafredo Zanetti”, celebre marca di caffè. Con Segafredo le biciclette Trek che a Bergamo conosciamo bene. Una buona notizia, un industriale nuovo per il ciclismo che entra nell’arena, che conferma quanto interesse e quanta passione suscita il nostro sport.
E allora mi viene da pensare che il futuro dipende davvero dai protagonisti di questo mondo. Ora che la “maledizione del doping” colpisce – purtroppo – anche altri sport come l’atletica, il ciclismo in un certo senso si riscatta, non è più lo sport maglia nera, lo sport degli imbrogli, dei falsi campioni, del primato della chimica. E la pulizia è in corso, ma deve andare avanti, in modo sempre più deciso e partire dalle categorie giovanili, anche attraverso i controlli che, per esempio, nelle gare under 23 sono ancora insufficienti. La ricetta è del tutto semplice: serietà, onestà, correttezza. Agonismo. Passione. Facile a dirsi e pure facile a farsi. E’ una questione di premesse, di fondamentali, che sono affidati soprattutto a tecnici e dirigenti che “plasmano” la mentalità dei ragazzi, futuri professionisti.
13-ciclostorie-Segafredo la passione e un futuro
Bazzicando un po’ il nostro ciclismo giovanile ho visto tanta passione:impossibile non essere fiduciosi. Ho visto dirigenti e allenatori ogni domenica dalle 6 di mattina pronti a partire, ho visto tecnici guidare per ore l’automobile con dietro il gruppetto di ragazzi in allenamento, ho visto gli occhi, le espressioni; l’attenzione ai rifornimenti, il volto teso, le borracce nelle mani attenti a non sbagliare la consegna, rapidissima… La gioia e le lacrime. Sì, c’è da essere ottimisti.
Se tutto il mondo del ciclismo agirà con passione, il grande successo che sta conoscendo il mondo cicloturistico e amatoriale tornerà a riflettersi nel professionismo e nelle categorie giovanili. E condivido un sogno: rivedere tanta gente alle gare in pista, come accadeva negli anni Cinquanta e come ancora succede per esempio in Belgio. La velocità, l’inseguimento, il chilometro, l’americana… gare appassionanti, al cardiopalma, a volte più spettacolari delle corse su strada…