AIGLE (SVIZZERA) – L’UCI ha pubblicato oggi il protocollo che specifica le procedure da seguire, in particolare sul piano sanitario, nel quadro della ripresa agonistica post pandemia soprattutto per le gare su strada. Si tratta di un documento basato sul lavoro dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e di una task force internazionale riunita da World Athletics, ed è il frutto di un lavoro collettivo del gruppo coordinato dal direttore medico dell’Uci, il dottor Xavier Bigard, comprendente rappresentanti dei corridori, delle squadre, dei medici del ciclismo, degli organizzatori, del CPA femminile, e Katerina Nash, presidente della Commissione Atleti UCI.

Il protocollo, adottato collegialmente dalle parti in causa, precisa – secondo il livello di gravità della situazione sanitaria – le misure obbligatorie, raccomandate o suggerite per tutte le figure coinvolte. Si tratta di misure da applicare per tutte le corse maschili e femminili del calendario internazionale UCI. Misure che saranno adattate prossimamente anche per le altre discipline, a cominciare dalla mountain bike.

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In particolare, l’UCI e il gruppo di lavoro tengono a precisare che il protocollo:

  • resta subordinato alle leggi e alle misure locali e nazionali in vigore sul territorio che ospita ogni corsa;
  • deve essere applicato con l’obiettivo di ridurre il più possibile i rischi legati alla pandemia;
  • si applica principalmente alle squadre, considerando che la gestione del pubblico – ad esclusione di alcuni spazi ben definiti – è di competenza delle autorità;
  • sarà aggiornato secondo lo sviluppo della situazione sanitaria mondiale e le nuove conoscenze scientifiche legate al virus.




Tre sono i principi generali alla base di questo protocollo.

Il primo stabilisce che ogni squadra debba creare una sorta di «bolla di squadra». Al momento della gara, queste bolle si fonderanno formando una «bolla di gruppo» che dovrà essere mantenuta grazie alle misure adottate.

Il secondo consiste nell’identificare tre livelli di pandemia:

  • il livello di rischio “moderato” che corrisponde alla fase 4 definita dall’OMS per le pandemie virali, con un numero di 20-50 casi accertati ogni settimana per 100.000 abitanti
  • il rischio “debole”, ovvero la fase 3 per l’OMS con meno di 20 casi ogni 100.000 abitanti.
  • il rischio “molto debole”, vale a dire le fasi 1 e 2 per l’OMS o fase post pandemia con assenza di contagi per 3/4 settimane

Il terzo stabilisce le misure obbligatorie, raccomandate e suggerite, in funzione della gravità della situazione epidemiologica. Tra le misure obbligatorie figura la nomina di un responsabile del personale incaricato del protocollo (un coordinatore e un medico Covid), la prevenzione effettuata dalle squadre, l’individuazione da parte degli organizzatori di zone a rischio e l’applicazione di una “bolla di prevenzione” nei luoghi di albergo e di transito.

Queste le misure da adottare durante la corsa.

Prima della corsa, in particolare, sarà nominato un coordinatore Covid e saranno applicate le norme previste per creare attorno agli alberghi una “bolla di squadra”. Nei giorni precedenti la corsa sarà adottata una strategia volta a identificare eventuali atleti positivi. L’ingresso di atleti e personale nella “bolla di squadra” impone l’assenza di forme asintomatiche e di portatori di virus. Le squadre dovranno quindi adottare un programma idoneo all’identificazione di eventuali casi di positività.




Durante la corsa, i corridori seguiranno un protocollo medico quotidiano. Misure di distanziamento fisico saranno adottate tra la “bolla di squadra” e la “bolla di gruppo” da una parte, e il personale dell’organizzazione, i media e il pubblico dall’altra. Dev’essere considerata, ovviamente, la presenza di un caso di positività al Covid-19 nonostante l’adozione di tutte le misure adottate. In questo caso, il medico della squadra contatterà direttamente il medico Covid designato dall’organizzazione, che si preoccuperà di indirizzare il corridore o il membro dello staff verso il centro Covid più vicino. Per il caso in questione, saranno applicate le norme previste dal Paese in cui si svolge la corsa.

Dopo la corsa, le misure richieste riguardano in particolare la cerimonia protocollare, mentre per quanto riguarda il personale antidoping, sarà l’UCI ad assumersi la responsabilità.




Il presidente dell’UCI David Lappartient ha dichiarato: “Questo protocollo di istruzioni e raccomandazioni è fondamentale, soprattutto per le squadre e gli organizzatori, in vista della ripresa delle gare ciclistiche. Sono molto soddisfatto dello spirito di collaborazione tra i diversi membri del gruppo di lavoro guidato dal Professor Bigard e del loro desiderio di trovare soluzioni efficaci che hanno permesso di produrre questo documento in poco più di un mese. Queste misure continuano a dipendere dalle leggi e dalle misure dei diversi Paesi ospitanti e potrebbero dover essere adattate, ma questo protocollo è un altro passo verso il ritorno alla vita del nostro sport. Dopo l’annuncio dei calendari, abbiamo ora il quadro che permetterà ai corridori di correre di nuovo. Ora continueremo il nostro lavoro adattando questo protocollo di azioni per discipline diverse dalla strada, in particolare la mountain bike, la cui Coppa del Mondo UCI 2020 inizierà a settembre”.

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