CALEDON (SUDAFRICA) – Seconda tappa della Cape Epic ridotta da 101 a 62 km (e da 2.350 a 1.500 mt. di dislivello) a causa della decisione adottata dai medici della corsa ieri sera, dopo i tanti casi di atleti debilitati dalle elevate temperature e dalla eccessiva umidità. Ne sanno qualcosa proprio gli atleti italiani.

Traguardo spostato da Greyton a Caledon e giornata di trionfo per la coppia della Specialized formata da Jaroslav Kulhavy e Christph Sauser che sono andati in fuga insieme alla coppia Kansai Plascon con Leonardo Paez e Max Knox, lasciandosi alle spalle ad inseguire i confermati leader di classifica Fumic – Avancini (Cannondale) e Schurter – Stirnemann (Scott-SRAM) che alla fine sono arrivati vicinissimi.

Con 2h33’16” la coppia del team Investec Songo Specialized ha potuto festeggiare la prima vittoria di tappa, battendo allo sprint gli Scott-SRAM, poco più indietro sono arrivati i due alfieri Cannondale forti del loro vantaggio di 2’39” in classifica.

Nel finale hanno ceduto il passo Paez e Knox che hanno concluso in quarta posizione.

Giornata durissima anche oggi per i Trek Selle San Marco che hanno sofferto, le due squadre, la A e la B, sono arrivate insieme dopo quindici minuti e mezzo. 21esimi Samuele Porro e Alexey Medvedev (sono usciti dalla top ten nelle generale), 22esimi Damiano Ferraro e Fabian Rabensteiner.

Oltre a dover convivere con il virus gastrointestinale che ne ha limitato il rendimento nella tappa di ieri, la squadra neroaranciofluo non sembra nemmeno essere confortata dalla buona sorte.
A Medvedev si è rotto il reggisella in prossimità del primo rifornimento e ha dovuto proseguire per alcuni chilometri con un equilibrio precario, assistito da Rabensteiner, prima di poter ricevere assistenza per la riparazione.

“Oltre alla condizione serve un po’ di fortuna e noi non ne abbiamo, dal km 35 ho inoltre avvertito ancora forti dolori allo stomaco” ha laconicamente commentato Medvedev, campione nazionale russo in carica nella Marathon. “Siamo partiti a tutta e ho cercato di rimanere vicino a Samuele nella prima ora di gara – illustra così la tappa Ferraro -, poi quando Alexey ha avuto il suo inconveniente meccanico io e Fabian abbiamo fatto il possibile per fargli recuperare un po’ del terreno perduto. Così siamo arrivati al traguardo tutti insieme”.

Infine Rabensteiner: “Per fortuna stavo meglio di ieri, il medico mi aveva però suggerito di non esagerare e, per quanto possibile, di risparmiare energie. Subito dopo il via non c’era un metro di pianura, dopo le curve erano tutti rilanci e sono riuscito a rimanere con Alexey, che si trovava davanti. Samuele era invece poco dietro con Damiano, poi a tre chilometri dal waterpoint 1 Medvedev ha perso la sella. Gli ho dato la mia ma era troppo alta e ci siamo fermati ancora per sostituirla con un’altra recuperata al box. Il finale è stato all’insegna del forcing per riportare Alexey più avanti possibile”.

Jennie Stenerhag ed Esther Suss (Meerendal CBC) ottengono un’altra vittoria di tappa e consolidano il loro primato in classifica generale nella prova femminile.

Domani terza tappa, con partenza e arrivo a Elandskloof: 78 km e 1.650 mt. di dislivello: c’è terreno per dare battaglia.