RIO DE JANEIRO (BRASILE) – Il belga Greg Van Avermaet è il vincitore della prova su strada alle XXXI Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il trentunenne fiammingo di Lokeren regola nello sprint ristretto il danese Jakob Fulgsang e il polacco Rafal Majka al termine di una gara emozionante e ricca di colpi di scena. Sesta piazza per il sardo Fabio Aru, mentre Vincenzo Nibali è stato costretto al ritiro dopo una rovinosa caduta in discesa quando era al comando della corsa dalla quale, successivi accertamenti radiologici, hanno evidenziato la frattura della clavicola.
I NUMERI – 237,5 km complessivi da percorrere, 4000 metri di dislivello, 2 circuiti, 144 concorrenti, 63 nazioni rappresentate. Il circuito di Grumari presenta due salite al 9,4% e 6,8% – praticamente dei muri fiamminghi – da ripetere 4 volte mentre il circuito finale consta di altre due salite con pendenza media del 6,2% e punte del 19%. Cifre da capogiro per l’appuntamento più affascinante ed emozionante. Esserci è già una vittoria, è il sogno di ogni sportivo. Se poi il tracciato è tutt’altro che semplice e promette selezione sin dalle prime fasi di gara, per chi salirà sul podio olimpico ci sarà la consapevolezza di una medaglia conquistata con fatica, sudore e saggezza tattica.
LA GARA – Brian Cookson, presidente dell’UCI, abbassa la bandierina dello starter alle 9.30 in punto ora locale. Sullo sfondo il mare e la spiaggia di Copacabana immortalati dalle centinaia di smartphone degli spettatori assiepati dietro le coloratissime transenne. Il gruppo parte compatto ad andatura blandissima per assaporare ogni istante di quest’atmosfera unica prima di concentrarsi unicamente sulla corsa. Colpo di scena dopo soli 12 km: l’olandese Tom Dumoulin, grande favorito per la cronometro di mercoledì 10 agosto, abbandona la prova in linea.

I sei protagonisti della fuga di giornata

I sei protagonisti della fuga di giornata


Ad entrare per primi sul circuito di Grumari sono Michael Albasini (Svizzera), Sven Erik Bystrom (Norvegia), Simon Geschke (Germania), Pavel Kochetkov (Russia), Michal Kwiatkowski (Polonia) e Jarlinson Pantano (Colombia). I sei fuggitivi vantano quasi 8’ di vantaggio sul gruppo che, guidato dagli azzurri e dagli spagnoli, sembra lasciar fare al sestetto di testa. Gli strappi e il pavé del primo circuito non mutano l’assetto della corsa, ma il vantaggio dei battistrada oscilla come un elastico sotto la spinta del gruppo guidato dalla Gran Bretagna. Ancora guai per il team olandese con Bauke Mollema costretto a un doppio cambio bici con conseguente perdita di tempo ed energie per rientrare in gruppo. Con il passare delle ore sale la temperatura e si alza un forte vento laterale che condiziona l’andatura del gruppo, che più volte si fraziona in diversi tronconi. All’uscita dal circuito di Grumari la situazione è la seguente: davanti Albasini, Bystrom, Geschke, Kochetkov, Kwiatkowski e Pantano con poco più di 2’ di vantaggio sul gruppo.
VISTA CHINESA – Nonostante l’insidioso vento contrario, il tratto in linea sulla strada costiera – praticamente un trasferimento tra i due circuiti – non fiacca la resistenza dei sei leader della corsa, il cui margine di vantaggio si assesta intorno ai 2’15”. Dalle spiagge i bagnanti abbandonano per qualche minuto l’ombrellone per affacciarsi dietro le transenne ad applaudire il passaggio dei corridori: per i tanti turisti presenti nella metropoli brasiliana, discretamente controllati dall’imponente servizio di sicurezza, è l’opportunità di immortalare con un selfie un evento magico e poter dire “c’ero anch’io”. Si entra nella parte più spettacolare e decisiva della corsa: il circuito della Foresta di Tijuca/Vista Chinesa. Sulla prima ascesa di Canoas perdono contatto il norvegese Bystrom prima e l’elvetico Albasini poi. In testa rimangono in quattro, ma, alle loro spalle, il gruppo è in forte rimonta. Cede anche il colombiano Pantano mentre gli azzurri si affacciano in testa al gruppo e dettano il ritmo. La dura salita sfalda il terzetto di testa: il russo Kochetkov resiste solo al comando con l’ex iridato Kwiatkowski che prova a restargli a ruota. Dietro si forma un nuovo terzetto di inseguitori con il siciliano Damiano Caruso, il belga Greg Van Avermaet e il britannico Geraint Thomas cui si accodano successivamente Rein Taaramae (Estonia) e Sergio Henao (Colombia). Nel corso della seconda ascesa di Canoas il polacco Michal Kwiatowski rimane unico leader, mentre Kochetkov viene riassorbito dal gruppetto di contrattaccanti (dal quale nel frattempo si è staccato Taaramae). Ripreso anche l’iridato di Ponferrada 2014 in testa alla corsa torna un sestetto di atleti con circa 30” di vantaggio sugli inseguitori. La discesa rimescola le carte in vista della tornata conclusiva. Mentre l’olimpiade dell’australiano Richie Porte termina contro un palo dopo una pericolosa caduta in discesa, gli azzurri Fabio Aru e Vincenzo Nibali aprono il gas  nel tratto che riporta al livello del mare  e provano a riportarsi sui battistrada: il nuovo gruppo di testa conta quindi tre atleti azzurri su undici complessivi che costituiscono il drappello.
Un suggestivo passaggio in riva al mare della prova olimpica

Un suggestivo passaggio in riva al mare della prova olimpica


ULTIMI 30 KM – In testa insieme a Caruso, Nibali e Aru ci sono Jakob Fuglsang (Danimarca), Sergio Henao (Colombia), Adam Yates e Geraint Thomas (Gran Bretagna), Andrey Zeits (Kazakistan), Greg Van Avermaet (Belgio), Rafal Majka  e Michal Kwiatowski (Polonia). Quest’ultimo è poi costretto ad arrendersi ai crampi. All’inizio dell’ultima ascesa è Fabio Aru a fare l’andatura con Nibali incollato alla sua ruota. Yates cede e da dietro tutti i migliori provano a riportarsi sui nove di testa. Nibali, Henao, Thomas e Majka provano a fare il vuoto districandosi tra i tanti tifosi che li incitano e rincorrono nei punti con maggiore pendenza, ma Fulgsang, Aru e Van Avermaet non si lasciano sorprendere. Dal nulla sembrano spuntare Joaquim “Purito” Rodriguez (Spagna), Julian Alaphilippe (Francia) e Louis Meintjes (Sudafrica) che si aggiungono ai leader della gara, il cui esito è ancora incerto a soli 20 km dal traguardo.
Nibali e Henao alzano il ritmo. Majka prova a restare a ruota e il terzetto di testa guadagna qualche decina di metri. Ma in discesa accade quello che nessuno si sarebbe aspettato: Nibali e Henao cadono rovinosamente, mentre Majka riesce ad evitarli per un soffio: sfuma così il sogno olimpico dell’atleta messinese che fino a quel momento aveva corso alla perfezione. Majka deve amministrare un vantaggio di soli 20” sugli inseguitori negli ultimi 10 km verso il traguardo di Copacabana. Fulgsang e Van Avermaet evadono dal gruppetto e mettono nel mirino il battistrada polacco. Lo riprendono a soli 1,5 km dal termine. Majka rinuncia allo sprint e si accontenta del bronzo. Van Avermaet liquida facilmente Fulgsang e si aggiudica l’oro olimpico. Sesta posizione per Fabio Aru nello sprint per i piazzamenti di rincalzo alle spalle di  Alaphilippe e Rodriguez. Per la formazione azzurra diretta in ammiraglia da Davide Cassani resta la consolazione di aver interpretato al meglio la gara dal punto di vista tattico e di aver creato tutte le situazioni in cui uno o più italiani si sono trovati nelle posizioni di testa.
La vittoria di Greg Van Avermaet

La vittoria di Greg Van Avermaet (foto Rio2016 – Getty Images/Alexander Hassenstein)


ORDINE D’ARRIVO:
1. Greg Van Avermaet (Belgio) 237,5 km in 6h 10’05”
2. Jakob Fulgsang (Danimarca) s.t.
3. Rafal Majka (Polonia) a 5”
4. Julian Alaphilippe (Francia) a 22”
5. Joaquim Rodriguez (Spagna) s.t.
6. Fabio Aru (Italia)
7. Louis Meintjes (Sudafrica)
8. Andrey Zeits (Kazakistan) a 25”
9. Tanel Kangert (Estonia) a 1’47”
10. Rui Costa (Portogallo) a 2’29”
(Servizio a cura di Fabiano Ghilardi)