Bravo Villella! Appena ho saputo della vittoria nella Japan Cup ho pensato ai Rota Nodari, ho pensato alla squadra che lo ha allevato, mi sono venuti in mente i fratelli imprenditori che hanno il ciclismo nel cuore, ho pensato agli accompagnatori, agli allenatori, al Luciano e al Corti e alle persone che ho conosciuto nei due anni in cui mio figlio ha pure corso con la Rota Nodari di Almenno.
Che Villella fosse un forte corridore lo sapevamo, ma ne abbiamo visti diversi di dilettanti di valore perdersi poi tra le fila dei professionisti. Il quinto posto al Giro di Lombardia e la vittoria in Giappone fanno pensare che forse Villella ha qualche cosa da dire anche in questo difficile mondo. Staremo a vedere che cosa succederà nella prossima stagione.
E la prossima stagione sarà la volta del centesimo Giro d’Italia, una  grande festa per il ciclismo e per il nostro Paese. Che il Giro d’Italia sia molto bergamasco non c’è dubbio. Per le vittorie di Pesenti, Gimondi, Gotti, Savoldelli, per le ottime prestazioni di altri ciclisti, penso in questo momento a Pinotti e Mazzoleni oltre che a Giupponi e Baronchelli, ma penso anche ai tifosi che hanno sempre gremito le strade del Giro al suo passaggio in terra orobica, e non soltanto.
Il Giro parlerà bergamasco anche perché attraverserà la nostra provincia e perché arriverà nel pieno centro di Bergamo. Sarà un momento emozionante. Che riporta indietro la mente per chi ha la fortuna di avere un po’ di anni sulle spalle, per chi porta uno zaino di ricordi e di emozioni.
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E il pensiero di quel Giro d’Italia del 1976 è di quelli che ancora oggi fa provare un forte senso di gioia. Io ero a Selvino, vidi scollinare il gruppo che poi sarebbe arrivato a Bergamo, in via Tasso. Se non ricordo male, davanti c’era Wladimiro Panizza, ottimo corridore, scalatore puro che ottenne piazzamenti al Giro. Ma poi il gruppo dei migliori lo riprese e si presentò compatto all’arrivo. La tappa era partita dalle terme di Comano, e non fu certo delle più facili. In rosa c’era Johann De Muynck che aveva spodestato proprio Felice Gimondi tre giorni prima. Era la terz’ultima tappa: la vinse proprio il nostro Felice, battendo in volata l’eterno rivale Eddy Merckx che ormai non era più il cannibale: in quel Giro non vinse nemmeno una tappa e dovette accontentarsi di un ottavo posto nella classifica generale.
Bergamo fu l’inizio del riscatto di Gimondi: alla fine, al penultimo giorno, la maglia rosa tornò sulle spalle di Felice grazie alla cronometro e il Giro fu vinto dal bergamasco con 19 secondi di vantaggio su De Muynck e 49 secondi su Fausto Bertoglio. Al quarto posto Francesco Moser, al quinto Gian Battista Baronchelli e al sesto Wladimiro Panizza.
Per il prossimo Giro ci si aspetta una grande prestazione di Vincenzo Nibali e il riscatto di Fabio Aru dopo un 2016 che un po’ ha deluso i suoi tifosi. Ma la speranza è quella di un centesimo Giro d’Italia che scaldi i cuori, che ci faccia appassionare, magari soffrire, gioire per i corridori che danno il massimo di loro stessi, senza andare a cercare aiuti al di fuori del lecito. E speriamo che l’arrivo a Bergamo sia di buon auspicio per Davide Villella: abbiamo bisogno di un nuovo campione orobico.