Ci sono giornate che sono diverse dalle altre. Giornate speciali. Giornate in cui ti senti pervaso da una felicità diffusa. Da una contentezza d’animo difficile da descrivere. Oggi è una di quelle giornate. Merito di Elia Viviani campione olimpico dell’Omnium a Rio 2016.
Ho gioito ieri sera, io come penso milioni di italiani e appassionati, nel vedere Elia vincere e correre da padrone. Vederlo sciogliersi in quel magnifico pianto liberatorio, di gioia, mi ha fatto emozionare forse di più che vederlo con quella medaglia d’oro al collo. Mi ha fatto pensare a tutti i sacrifici, alle tante delusioni e alle cadute, agli anni di lavoro, alla dedizione e alla determinazione che ci sono dietro a una vittoria così importante come questa.

Elia Viviani riporta l'oro olimpico alla pista azzurra

Elia Viviani riporta l’oro olimpico alla pista azzurra


Avrebbe potuto anche prendere la medaglia di un altro metallo o addirittura perdere il podio, come già era accaduto in altre occasioni. Ci sarebbe dispiaciuto un sacco, ma lo avremmo accettato perché sappiamo che Viviani è un atleta che ci mette sempre il massimo in qualsiasi cosa faccia.
Anche se in modo particolare in questa specialità della pista si ha a che fare con numeri e somme, il ciclismo non è matematica. Nulla è scontato e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, vedi quella caduta a più di 100 giri dalla fine che per un attimo ci ha lasciati col cuore in gola.
Ma questa volta la fortuna è stata dalla parte di Elia. La fortuna aiuta gli audaci dicono. Ed Elia Viviani  è stato molto audace. Ha affrontato senza paura gli avversi. Ha interpretato al meglio, una ad una, tutte e sei le prove. Si è dimostrato forte, deciso, concentrato. Più maturo, ha fatto tesoro degli errori e delle sfortune del passato.
Ha corso con le gambe, con il cuore, ma soprattutto con la testa. È un corridore intelligente e non l’abbiamo certo scoperto ieri sera. È una persona intelligente. Un uomo maturo. Un professionista serio. Ma è anche il  campione della porta accanto. Sempre disponibile e attento a chi gli sta attorno e a ciò che gli succede attorno. Attento soprattutto ai più giovani per i quali è un esempio magnifico, forse unico, almeno in Italia. È per questa sua semplicità e disponibilità che è sempre stato amato ed ammirato dalla gente è per questo che in tanti ci siamo commossi insieme a lui ieri sera.
Elia Viviani abbraccia i genitori

Elia Viviani abbraccia i genitori


È una persona umile. Ho avuto la fortuna di conoscerlo un po’ in questi anni. Di confrontarmi con lui. Di vivere la genuinità della festa che ogni fine stagione il suo Fans Club di Vallese di Oppeano e la sua famiglia organizzano per celebrare i suoi successi. Ho conosciuto la sua famiglia: la vulcanica mamma Elena, il padre Renato, i fratelli Luca (calciatore dilettante) e Attilio, pure lui ciclista ora Under 23 al Team Colpack che sta crescendo seguendo le orme del fratello distinguendosi sia su strada che in pista. Una bella famiglia, gente “normale”, senza grilli per la testa, lavoratori, che ha fornito i valori giusti per dare anche una statura morale importante a questo campione. Persone fondamentali per la sua crescita umana e sportiva. Poi c’è lei, Elena Cecchini, la sua compagna, campionessa italiana di ciclismo su strada nelle ultime tre stagioni, anche lei azzurra a Rio2016 per la prova su strada. Una ragazza altrettanto intelligente e con la testa sulle spalle. Per stessa ammissione di Elia, la persona forse più importante per supportarlo nei momenti più difficili. Una bella coppia. Pensi a tutto questo e capisci da dove può nascere un campione, cosa può dare la giusta serenità ad un atleta. E pensi anche a quanto possano essere felici tutti loro, in questo momento, per questo immenso traguardo.
Elia Viviani con Elena Cecchini, il presidente Fci Di Rocco ed il CT Marco Villa all'ultima festa del Fans Club

Elia Viviani con Elena Cecchini, il presidente Fci Di Rocco ed il CT Marco Villa all’ultima festa del Fans Club (foto Photobicicailotto)


Quella di Elia Viviani è la vittoria dell’Italia, del ciclismo italiano. Di tutti coloro che hanno creduto in questa impresa e hanno lavorato sodo per realizzarla. Ma è soprattutto la vittoria di Elia Viviani. Perché in tanti, e ci piace menzionare in particolare il CT Marco Villa, hanno lavorato per affinare le doti e il talento di questo campione, ma Elia Viviani si è fatto da sé. È stato lui stesso il primo a credere e a coltivare questo sogno. A perseverare con determinazione la sua attività su pista nei primi anni della sua giovane carriera da professionista, andando anche controcorrente e caricandosi da solo sulle spalle le responsabilità di un intero movimento, quello della pista italiana, troppo a lungo bistrattato e nel quale ad un certo punto anche la Federciclismo aveva smesso di credere.
Lui no, non si è mai perso d’animo ha lavorato giorno dopo giorno, si è migliorato poi, finalmente, da qualche anno anche la Nazionale ha cominciato a programmare e a lavorare seriamente e i risultati hanno cominciato ad arrivare. La medaglia d’oro di Elia Viviani è bellissima perché dà speranza. Fa sognare tutto un movimento e un’intera nuova generazione di pistard italiani che hanno davanti a loro la fortuna di avere un esempio da imitare, soprattutto nella determinazione di inseguire i propri sogni.
Elia Viviani esulta al velodromo olimpico di Rio

Elia Viviani esulta al velodromo olimpico di Rio


Forse la vera pietra miliare del percorso che ha iniziato a portare Elia Viviani sul gradino più alto del podio olimpico di Rio è stata posata sette anni fa, il giorno dell’inaugurazione del nuovo velodromo coperto di Montichiari. Il primo in Italia. È stato il primo punto di svolta per la crescita di un movimento, per l’inizio di una programmazione che potesse riportare la pista italiana ad essere competitiva con le super potenze mondiali del ciclismo.
Ne ha beneficiato Elia Viviani che non doveva più cercare velodromi in giro per il mondo per allenarsi. Ne hanno beneficiato tanti azzurri che negli ultimi anni si sono migliorati andando anche a raccogliere vittorie e titoli prestigiosi: pensiamo ad esempio ai progressi dei nostri due quartetti maschile e femminile che ben si sono comportati anche a Rio e pensiamo all’incredibile Mondiale dell’Inseguimento vinto lo scorso marzo dal giovanissimo Filippo Ganna. Qualcosa di impensabile fino a pochi anni fa. Ne hanno è ne stanno beneficiando tantissimi giovani e giovanissimi che frequentano con costanza la pista, ora anche d’inverno, partecipando ad allenamenti, a gare, migliorando la tecnica e maturando esperienza. E i risultati si sono già visti agli ultimi Europei e ai Mondiali. C’è una nuova generazione che sta crescendo e che promette grandi cose. Non è un caso che Elia, appena dopo la premiazione ieri sera, abbia rivolto un pensiero proprio a loro, ai giovani del gruppo azzurro.
Questa medaglia deve essere un incentivo per tutti, deve essere soprattutto da sprone ai vertici federali e del Coni ad investire ancora più risorse in questa disciplina. Perché la pista fa bene e porta medaglie, anche olimpiche. Più della strada, anche di più di altre discipline extra ciclistiche che godono magari di una maggiore considerazione. Perché in questo sport il nostro paese ha una lunga tradizione e tantissimi appassionati.
Elia Viviani in azione a Rio 2016

Elia Viviani in azione a Rio 2016


Ma questi ragazzi bisogna aiutarli e sostenerli e non solo dal punto di vista sportivo, ma anche umano e in particolare scolastico. Il ciclismo e la pista richiedono tempo, ore di allenamento, in molti casi anche lunghi spostamenti settimanali. A questo oggi bisogna pensare. A fare in modo che questi ragazzi e ragazze del giro della Nazionale, i futuri Elia Viviani possano avere la strada più facile rispetto al veronese per arrivare a centrare i loro sogni. Serve più programmazione, più organizzazione, dialogo con le società di appartenenza e con i loro insegnanti e le scuole. Il solco è in parte tracciato. Ora serve perseverare e cambiare in altri ambiti con la medesima determinazione che Elia ha messo in questi anni. I tecnici hanno dimostrato di essere preparati. Gli atleti di talento non mancano. Sta ora agli enti competenti studiare soluzioni che possano aiutare i nostri atleti. E questo non vale solo per il ciclismo, chiaramente.
Ecco sarebbe bello che quelle lacrime di gioia di Elia Viviani che oggi mi passano e ripassano nella testa e davanti agli occhi in continuazione non restino fini a sé stesse, ma siano l’inizio di una nuova era per il nostro ciclismo che potremmo un giorno ricordare come ricca di successi e soddisfazioni e iniziata con quel giovanotto della provincia veronese, partito da lontano con un sogno nel cuore. È diventato uomo. È diventato campione. Ha lottato con tutto sé stesso e ha realizzato il suo sogno, entrando di diritto nell’Olimpo degli dei dello sport italiano.
Grazie Elia! Sono davvero felice per te. Ed è bello vedere quanta emozione e testimonianze di stima abbia suscitato la tua vittoria. Grazie per le emozioni uniche ed indimenticabili che ci hai regalato. Ce le meritavamo come ciclismo italiano. Te le meritavi soprattutto tu. Ed ora avanti ci sono altri sogni da inseguire
(Servizio a cura di Giorgio Torre)