VERONA (VR) – Leonardo Fedrigo diventa professionista. Ha firmato con una squadra Continental, la terza fascia del ciclismo, ma il nome è una garanzia: Team Wiggins. E’ stato il baronetto l’Inghilterra, sir Bradley, «a telefonarmi, a fornirmi i dettagli, a mettermi in contatto con il team manager». Conclusa l’attività su strada, Wiggins continua a primeggiare in pista «ed uno dei motivi per cui sono stato richiesto sta anche nel fatto anche anch’io pratico i velodromi».
I primi contatti ci sono stati tra agosto e settembre attraverso il procuratore di Leonardo, l’ex prof Luca Mazzanti, poi sono seguiti la firma e la «partecipazione al primo ritiro della squadra, a Liverpool», che si conclude in questi giorni.

Leonardo Fedrigo con la famiglia e i parenti

Leonardo Fedrigo con la famiglia e i parenti (foto Photobicicailotto)


Nato il 21 luglio 1996 a Verona, Leonardo Fedrigo ha cominciato da G4 nell’Isolano, dove è stato anche da esordiente con una decina di vittorie nei due anni per poi correre da allievo con la Luc Bovolone (due vittorie il primo anno, 5 il secondo), da junior con la Cipollini Assali Stefen (4 e 5 successi nei due anni) e da Under con la bresciana Cipollini Iseo, «con due vittorie, nel 2015 a Parabiago, quest’anno al Trofeo Visentini di Bagnolo». Ha le «caratteristiche di passista veloce, in grado di cavarmela bene anche in volate di gruppo», ma se ha «un sogno è la Parigi-Roubaix, una corsa che mai ho corso perché ero solo prima riserva in azzurro al secondo anno da junior, ma che sento mia e credo adatta al mio fisico».
«Sono – precisa – quasi 1.90 per 76 chili e sono sempre stato attirato dalla “Roubaix“, sin da bambino quando era la sola corsa che seguivo in televisione dalla partenza all’arrivo. I miei idoli sono Boonen e Cancellara, il belga in particolare: mi rivedo in certe loro caratteristiche».
Sognare, porsi obiettivi, lavorare per conquistarli è lo stimolo che spinge ad accettare la fatica. Fedrigo sa di «essere solo all’inizio del cammino». «Pensavo – fa presente – di correre il 2017 con la Zalf e lì giocarmi le carte per il gran salto, ma quando il procuratore mi ha prospettato l’opportunità di correre con il Team Wiggins, non ho avuto dubbi. Loro intendono dare maggiore internazionalità alla squadra e volevano, visto che il Team corre con bici Pinarello, un italiano: cercavano uno non troppo giovane, che non fosse cioè un primo anno, ma nemmeno uno alla quarta stagione tra i dilettanti. Io avevo i requisiti giusti essendo anche un ex pistard».
Nei velodromi, Fedrigo è stato tricolore allievi nella corsa a punti e, da junior, 2° nel quartetto agli “italiani” e 4° all’Europeo. «Purtroppo – ricorda Leonardo – ho perso l’occasione di correre l’Europeo anche al 2° anno da junior a causa di una caduta pochi giorni prima dell’appuntamento. Da Under, poi, ho fatto prevalentemente strada, ma in certi periodi della stagione sono ancora “pericoloso” in pista e, l’anno scorso, ho vinto le quattro gare dell’omnium disputate».
Leonardo Fedrigo con la sua nuova bici Pinarello e le maglie che hanno caratterizzato la sua carriera

Leonardo Fedrigo con la sua nuova bici Pinarello e le maglie che hanno caratterizzato la sua carriera (foto Photobicicailotto)


E, parlando di programmi col Team Wiggins, «una delle poche richieste che ho fatto per il 2017 è quella di praticare la pista perché la ritengo fondamentale per un velocista». «Del resto – fa presente Fedrigo – tutti i corridori della squadra hanno fatto pista ad alti livelli: è una caratteristica comune».
Leonardo Fedrigo indica «in quella di Parabiago, la vittoria più bella perché arrivata dopo una serie di piazzamenti, battendo un avversario forte come Maronese», osserva che «la maggiore incognita tra i prof è data da chilometraggi ben più lunghi», ma sa anche che «lavorando duro e dando sempre il massimo, i frutti arriveranno», esprime «riconoscenza a chi, negli anni, mi ha consigliato e lavorato con me e alla squadra degli ultimi due anni perché, nonostante non fosse di alto livello, ho trovato un ambiente che mi ha fatto crescere senza pressione», sa bene che «mi attendono maggiori fatiche su salite non più di due-tre chilometri, ma ben più lunghe» e che «nei programmi c’è la presenza alla “Coppi&Bartali”». «Affronto – conclude – un’esperienza nuova: andrà preso tutto quello che verrà, il bello e il brutto, perché sia utile alla mia crescita».
(Servizio a cura di Renzo Puliero)