CESENATICO (FC) – Quattordici anni fa ci lasciava Marco Pantani, forse l’ultimo vero grande mito del ciclismo mondiale. Sicuramente uno dei più forti scalatori di sempre, capace di appassionare e muovere le grandi folle. Il 14 febbraio 2004 è morto solo in un anonimo residence di Rimini per overdose di cocaina. Quel giorno è morto l’uomo che si era smarrito da tempo, non il ciclista, il campione quello vivrà in eterno, un mito che si alimenta sempre più col tempo. 

Nato a Cesena il 13 gennaio 1970, Marco è considerato uno dei più forti scalatori di sempre. Ottenne 46 vittorie in carriera con i migliori risultati nelle corse a tappe. Una carriera costellata anche di sfortune e infortuni, anche piuttosto gravi. “Il Pirata” è stato l’ultimo ciclista, dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain, ad aver realizzato l’accoppiata Giro-Tour ovvero la vittoria al Giro d’Italia e al Tour de France nello stesso anno. In quell’occasione, sul podio di Parigi, fu Felice Gimondi a premiarlo, l’ultimo italiano vincitore della Grande Boucle prima di lui nel 1965. 

Escluso dal Giro 1999 per motivi cautelari a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, da un punto di vista legale Marco non fu mai trovato positivo, ma risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, non riuscì più a raggiungere davvero i suoi livelli precedenti. Caduto in depressione ed isolatosi dagli affetti più cari, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini.

Senza dubbio, al di là di qualsiasi pensiero o polemica, Marco Pantani resta tra i campioni più amati in Italia e nel mondo. Le emozioni regalate dalle sue imprese restano memorabili. 

(Servizio a cura di Giorgio Torre)