PALAZZAGO (BG) – Gente dura, temprata quella della zona di Cirié e dell’Alto Canavese. Area abitata, sin dall’antichità, dai Salassi, una popolazione di origine celtica. Prima della dominazione romana il Canavese era ricoperto da fitte boscaglie, poche le radure. Nell’anno 143 a.C. i Romani, mossero guerra contro le tribù locali per aprirsi una strada verso la Gallia transalpina. Ma l’occupazione non fu così rapida. La reazione delle tribù locali fu durissima e gli invasori romani furono costretti, in un primo momento, alla ritirata. Gente temprata dicevamo, predisposta alle fatiche, senza timore di imbrattarsi nel fango, al freddo, alla pioggia. Insomma configurazione del territorio e etnia hanno fato si che da queste parti maturino uomini dalla forte tempra.
Un po’ come nel ciclocross. Corridori che non hanno paura di nulla. E che si adattano, per la gioia della federazione, a tutte le discipline. Trovare un corridore come Luca Cibrario non è cosa da poco. E Daniele Fiorin, responsabile settore giovani della Federciclismo, sempre in prima linea con i suoi team quando si parla di ciclocross e pista ha la vista lunga. Un ragazzo forse unico nel suo genere, il lungagnone di Ciriè. Un multidisciplina vivente. “Pratico tutte le discipline – racconta il leader del Trofeo Piemonte/ Lombardia di ciclocross per la categoria Under 23 e in prestito temporaneo al team Soligo Amarù Palazzago -. Faccio ciclocorss, pista, mountain bike, cross country insomma, strada e cronometro. E mi diverto in tutto. La mia filosofia? Prendere appunto tutto come gioco, divertimento e ovviamente passione per la bicicletta. E’ ciò che mi guida, mi spinge, mi stimola”.
Il corridore di Ciriè, indomabile faticatore del fango in questo primo scorcio di stagione, farebbe la felicità di Davide Cassani, sempre alla spasmodica ricerca di corridori che sappiano interpretare il ciclismo moderno e globalizzato. Un po’ alla Sagan per intenderci. Che sappiano districarsi su tutti i terreni. “Frequento l’ultimo anno di liceo scientifico, quello con il latino per intenderci – racconta il corridore de La bicicletteria –. Ovviamente un occhio di riguardo anche per l’università. Penso mi iscriverò ad una facoltà scientifica. Ma voglio darmi delle possibilità per i prossimi quattro anni. Impegnarmi bene anche sulla strada. Insomma qualche piazzamento da allievo e juniores l’ho pure fatto. Sono arrivato persino secondo al campionato regionale a cronometro. Da esordiente e allievo mi divertivo pure tanto in pista, nel velodromo qui vicino a casa. E poi ancora tanta mountain bike in attesa di correre d’inverno nel ciclocross”.
I ringraziamenti, da parte di questo ragazzo che sembra un po’ Aru, un po’ Rosa e un po’ Ganna, un po’ Fontana e un po’ Bertolini, come aver buttato in un sacchettino un pezzettino di ogni corridore, mescolato il tutto e fatto uscire il Cibrario, vanno ai genitori. Il papà gli fa un po’ da meccanico tutto fare, oltre ad essere un ex cicloamatore con tessera da direttore sportivo e alla mamma che fa la fotografa per passione sui campi da ciclocross. Girano con il loro camper e seguono Luca su tutti i campi di gara. E se non ci fossero questi genitori…