Sarà l’effetto bonus bici, sarà che dopo il lungo periodo di isolamento sia cresciuta la voglia di libertà e di godersi a pieno spazi aperti e attività fisica all’aperto, sarà che in tutti si è sviluppata una maggiore sensibilità verso i temi ambientali, fatto sta che nei negozi di molte città italiane, da qualche settimana, le biciclette stanno andando a ruba. Si registrano lunghe file fuori dagli stessi negozi, molto simili a quelle che ci siamo abituati a vedere fuori dai supermercati.

La bicicletta è diventata un bene di prima necessità

Danilo Orefice, manager di Decathlon che si occupa del reparto ciclismo della catena di articoli sportivi, ha detto al Post in un articolo che inquadra molto bene questa situazione che «non si è mai visto niente del genere». Le vendite sono triplicate e solo nella prima giornata di riapertura, il 18 maggio, sono state acquistate 11 mila biciclette: «Stiamo vivendo ciò che è successo nel settore alimentare mesi fa: la bicicletta è diventata un bene di prima necessità».

La bici è la nuova carta igienica

In Italia la ragione di ciò sembra essere sopratutto legata al bonus mobilità, ma non è solo questo, perché lo stesso fenomeno si sta registrando anche in altre zone del mondo dove non sono stati annunciati incentivi economici di alcun tipo. «Non avevo mai visto niente di anche solo lontanamente simile», ha detto un rivenditore di Brooklyn al New York Times e il Guardian ha scritto che, da quando sono state allentate le restrizioni, in Australia le biciclette «sono la nuova carta igienica» (che era introvabile nei supermercati australiani durante il lockdown).

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Perché ora tutti vogliono la bici?

Sempre al Post Matia Bonato, manager di Rossignoli e presidente di Assobici, un’associazione che raggruppa la maggior parte dei negozi di bici di Milano, ha spiegato che l’epidemia di Covid-19 c’entra con questa grande domanda di biciclette per varie ragioni: oltre all’incentivo dato dal bonus mobilità c’è da considerare il fatto che tutti quelli che non hanno potuto fare acquisti negli ultimi due mesi in cui i negozi erano chiusi – un periodo solitamente molto florido per il mercato delle biciclette – lo hanno fatto nelle ultime settimane, e poi la volontà diffusa di sostituire i mezzi pubblici con soluzioni che garantiscano un maggiore distanziamento fisico.

L’OMS consiglia l’uso della bicicletta in città

Lo scorso 20 aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso un vademecum in cui consigliava l’utilizzo della bicicletta per chi si doveva muovere in città per andare al lavoro durante l’emergenza, e molte grandi città d’Europa hanno deciso di avviare piani per favorirne l’uso. A livello mondiale si stima che il mercato delle biciclette, con tanto di riparazioni e accessori, già nel mese di marzo ― con l’inizio delle restrizioni dovute alla pandemia ― sia duplicato rispetto a marzo dell’anno scorso e sono destinati a crescere ancora.

Le vendite di maggio potranno colmare le perdite dei mesi precedenti

Piero Nigrelli, responsabile del settore ciclo per l’ANCMA (l’Associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori) sempre interpellato da Il Post ha specificato che è presto per avere numeri esatti, ma c’è la possibilità che le vendite di maggio possano colmare le non-vendite di marzo e aprile e portare, per il 2020, a risultati simili o superiori al 2019, quando in Italia erano stati venduti 1,7 milioni di biciclette (il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente).

Le bici sono finite?

L’enorme crescita degli ordini ha messo in crisi anche il sistema della distribuzione e le case di produzione. Piergiorgio Petruzzellis della Stazione delle Biciclette ha raccontato a Il Post: «Il 24 maggio ho fatto degli ordini e mi sono sentito rispondere che stavano ancora processando quelli del 12 maggio». Alcuni produttori italiani hanno già fatto sapere che non potranno evadere nuovi ordini fino a settembre e qualcuno parla dei primi mesi del 2021. Questo perché in genere quello della bicicletta non è un mercato preparato a rispondere a ritmi così serrati e picchi imprevedibili della domanda. I produttori di biciclette italiani infatti lavorano solitamente con pianificazioni annuali.

Il vero incentivo sono gli investimenti sulle piste ciclabili

Quanto sta accadendo è qualcosa di enormemente positivo per i produttori e i rivenditori e quindi per il mercato della bicicletta, ma più in generale per la nostra società. È probabile che la pandemia e tutto ciò che ne è conseguito abbiano spinto a comprare una bicicletta anche chi fino a tre mesi fa non l’avrebbe mai fatto. Ma il vero incentivo all’acquisto di biciclette e al mantenere in crescita questo trend è dare a tutti la possibilità di usarle, possibilmente anche con la massima sicurezza. Qualche segnale positivo da diverse città italiane si è già visto, ma è fondamentale che si continuino a creare percorsi e piste ciclabili sicure per favorire e incentivare gli spostamenti su due ruote.

Abbiamo parlato di mobilità sostenibile anche a BICITV Live, guarda il video

Casa-lavoro in bici: cosa serve?

«Un’altra questione ancora irrisolta è quella delle aziende» aggiunge Paolo Pinzuti di Bikeitalia, sempre sull’articolo di Il Post «quelle che non possono far lavorare i propri dipendenti da casa devono pensare a come andare incontro a chi arriverà in ufficio dopo aver fatto magari 10 chilometri in bici: servono docce, spogliatoi, parcheggi custoditi per i mezzi. I parcheggi custoditi saranno fondamentali anche per i molti pendolari che prima prendevano il treno e che ora lasceranno la macchina fuori città e poi continueranno in bici».