VERONA (VR) – Tornando a casa dopo l’allenamento con i compagni di squadra, due ragazzi dell’Ekoi Petrucci (Tommaso Bicego e Andrea Fagnani, ndr, – nella foto Photobicicailotto) vengono speronati e lasciati sull’asfalto. Il responsabile è una persona alla guida di un trattore che nemmeno si ferma. Le conseguenze per i due ragazzi sono fratture alle braccia ed escoriazioni multiple (più una bici rotta in modo irreparabile). Rimane lo sconcerto e la rabbia per quanto accaduto un paio di settimane fa.

Il presidente del Comitato provinciale della Federciclismo di Verona, Diego Zoccatelli (sotto, nella foto Photobicicailotto, con Elia Viviani), rileva: “Purtroppo, capita ci sia un fenomeno, per non dire altro, che, dopo un incidente o aver provocato un danno ad un cicloturista, fugge senza lasciare tracce come è successo nel caso di nostri due atleti. Si tratta di un gesto vile da parte di quel guidatore di trattore, ma sono sicuro che i Carabinieri di Isola della Scala lo troveranno e ne chiederanno spiegazioni. Non può passare impunito questo comportamento. E fa male anche il fatto che, dietro i ragazzi, mentre eerano sull’asfalto, c’era un camion: poteva succedere ben di peggio”.

La sicurezza dei ciclisti è sempre a rischio.

“Abbiamo un enorme problema di condivisione degli spazi pubblici e le utenze fragili della strada sono in costante pericolo: ciclisti e pedoni. Siamo tutti cittadini e abbiamo pari dignità e uguali diritti, ma è necessaria una tutela maggiore, perché nella giungla dell’asfalto siamo vittime predestinate, immortalate sull’altare della velocità, della disattenzione, della frenesia e della fretta continua degli automobilisti”.

Si parla di nuove norme.

“Il testo unico Codice della Strada, presentato il 14 maggio scorso, contiene importanti e sostanziali novità, come l’introduzione della distanza minima laterale di un metro e mezzo da lasciare quando si supera una bicicletta. Questo salverebbe molti cicloamatori e ciclisti che svolgono i loro giri in solitudine”. 

C’è, comunque, differenza tra cicloturisti e agonisti.

“Per i primi, bisogna insistere sulla realizzazione di piste ciclabili, ma queste, per gli allenamenti degli agonisti, non servono. Sarebbe come chiedere a una squadra di serie A di calcio di allenarsi sui sagrati delle chiese: si calcia sempre il pallone, ma…”.

Le difficoltà nascono negli allenamenti.

“Vengono gestiti dalle squadre con la protezione dei mezzi della società, ma i poveri direttori sportivi vengono presi di mira da automobilisti indisciplinati. Tutti credono che si voglia intralciare il traffico, ma i nostri dirigenti sono lì a proteggere i ragazzi dalla frenesia e dalle distrazioni di chi è in macchina”.

Ma poi i direttori sportivi non possono accompagnare alle loro case gli atleti.

“È a fine allenamento che nascono i problemi in quanto gli atleti tornano alle proprie case in maniera autonoma e spesso in orari di traffico. Si tratta di ragazzi che frequentano le scuole medie e superiori e gli automobilisti non si rendono conto che quel ciclista potrebbe essere loro figlio. Il ciclista, insomma, è un soggetto debole della circolazione. Credo che, quando si incontra un ciclista che sia solo o che sia scortato dall’ammiraglia della propria squadra, bisogna avere un secondo di pazienza. Poi, naturalmente, anche i ciclisti devono svolgere allenamenti e giri su strade poco trafficate perché troppe volte si trovano gruppi in bicicletta su strade di alto traffico e pericolo. Le società ciclistiche sono invitate a trovare percorsi e circuiti dove, girando sempre a destra, possano essere tranquilli nello svolgere l’allenamento. Nella nostra provincia ci sono, basta un po’ di fantasia”.

E per i Giovanissimi?

“I giovanissimi devono svolgere sempre gli allenamenti in circuiti protetti e solo ai ragazzi di 12 anni, G6, è giusto fare assaporare l’allenamento su strada, accompagnati in bici e ben scortati con macchina al seguito, con vestiario ben visibile e lucetta posteriore pronta per essere accesa. È indubbio che i nostri direttori sportivi accumulino una bella dose di stress per svolgere gli allenamenti su strada a causa di troppi automobilisti indisciplinati. Ripeto, cambierebbe molto pensando che quel ciclista potrebbe essere nostro figlio, nostro marito, nostra mamma… Non ammazziamo il ciclismo con i comportamenti indisciplinati”.

(Servizio a cura di Renzo Puliero)