Si ricomincia. Nonostante il freddo ricomparso improvvisamente, la neve che è scesa sui seicento metri di quota, nonostante la pioggerella che ha accompagnato questi giorni. E quando si decide che si ricomincia si fa sul serio. E allora fuori, ben coperto. Dopo tre mesi e mezzo ho ripreso la mia Bianchi e con la divisa invernale rossa e nera del team Pesenti mi sono affacciato sulla strada. Accompagnato da mio figlio, fedele scudiero, che quest’anno ha rinunciato a correre dopo un anno di under 23. Ne paga le conseguenze perché la vita era molto impostata sulla bicicletta: adesso deve “riposizionarsi”.
Insomma, l’inizio è stato abbastanza traumatico, come sempre. Però più vai su con gli anni e più senti i distacchi, probabilmente in tutti i sensi. Tre uscite, trenta chilometri ciascuna, senza certamente strafare. Eppure i muscoli tirano, i legamenti anche, dietro il ginocchio. Ma a parte questo, a parte una certa stanchezza perché si lavora fino a tardi al giornale e poi ci si alza comunque presto per via della famiglia, a parte questo insomma è stato bello. Non c’è niente da fare: pedalare regala sempre un senso di libertà. È tonificante. Pedalavo stamattina e guardavo le nostre prealpi, il Canto Alto, la Roncola, le montagne un po’ più lontane, il Resegone, la Grigna. Guardavo la linea di confine fra la neve e il bosco grigio, le piccole radure bianche e sopra un cielo grigio che minacciava acqua. Che bellezza. Ero stanco, ma a un certo punto ho pensato che avrei potuto pedalare per delle ore.
Invece arrivato a Pontida ho girato la bici e sono tornato.
22-ciclostorie-più biciclette più bambini
Le cose belle della vita. Nei giorni scorsi ho letto quelle statistiche demografiche, leggevo che abbiamo stabilito il record dei nati e quello dei morti. Minor numero di nati da sempre durante il 2015 e maggior numero di morti, di sempre nel 2015. E ho pensato improvvisamente che si muore di più proprio perché non ci sono bambini.
Le cose belle della vita. La bicicletta. Ma io penso che la cosa più bella della vita, anche della bicicletta, siano i bambini. Loro sono capaci di cambiarti, portano raggi di sole ovunque vadano. Nonostante i sacrifici che ci vogliono per tirarli su. E allora senza bambini davvero si muore. Senza la capacità di gustare la meraviglia di una vita che nasce davvero si appassisce.
Perché si muore in molti modi. Prima di tutto dentro di noi, quando la luce degli occhi si spegne e vediamo solo le cose brutte, quelle che non funzionano, i difetti e i problemi.
“Più bambini e più biciclette” potrebbe essere uno slogan. Ma è una verità. Per essere più felici.