La notizia è di queste ultime ore: la trasmissione radiofonica di Rai2 Caterpillar presenterà la bicicletta come candidata al premio Nobel per la pace 2016. I conduttori del popolare programma hanno lanciato la raccolta di firme e pure di fotografie per realizzare una ciclopica galleria fotografica da portare a Oslo nel febbraio 2016 per la candidatura. Naturalmente, a Oslo ci si va in bicicletta.
E’ certamente una provocazione. Che fa sorridere. E fa pensare.Perché il premio Nobel per la pace alla bicicletta? Che significato sta assumendo questa macchina? Non ci si pensa più di tanto, ma in effetti la bicicletta è un simbolo potente. Quando apparve era un semplice passatempo per signori, più o meno annoiati. Ma quando divenne un vero mezzo di trasporto, attorno al 1880, prese velocemente un connotato popolare. Eravamo in piena rivoluzione industriale: divenne il mezzo per raggiungere in breve tempo la fabbrica, fu utilizzata per tanti lavori ambulanti. La bicicletta era costosa, ma la si poteva avere di seconda o terza mano. E di certo costava meno di un cavallo. Anche perché non dovevi dargli da mangiare e neppure aveva bisogno di un luogo dove dormire.
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Diventò un mezzo di emancipazione. Anche dal punto di vista sportivo: tanti giovani videro nella bicicletta, nel ciclismo, il modo di riscattarsi da una realtà di povertà. Ed è stato così fino agli Anni Cinquanta. Poi la bici è passata di moda, al lavoro si andava con il motorino e con l’utilitaria. Dagli Anni Ottanta è cominciato il nuovo cambiamento: la bicicletta come mezzo ecologico per eccellenza. Bicicletta uguale salvaguardia dell’ambiente. Bicicletta uguale niente gas, niente fumi. Niente code, niente metallo rombante. Bicicletta per andare al lavoro, per viaggiare. Per andare in gita con la famiglia, con gli amici. Per stare in forma. In pace con l’ambiente e con se stessi.
Ecco la chiave: bicicletta come mezzo leggero, rispettoso dei ciclisti e dei pedoni, dell’ambiente. Rispettoso, civile. Strumento di pace. Ben venga il Nobel per la pace alla bicicletta. E soprattutto: ben vengano le città a misura di bicicletta e di pedone.