SIENA (SI) – L’iridata Lizzie Armitsead (Boels Dolmans Cycling Team) è la vincitrice della seconda edizione della Strade Bianche Women Elite, la classica del Nord più a sud d’Europa in versione femminile. La britannica, campionessa del mondo in carica, ha preceduto le due compagne di fuga, la polacca Katarzyna Niewiadoma (Rabo Liv Women Cycling Team) e la svedese Emma Johansson (Wiggle High5) al termine di una corsa appassionante. Quarta Elisa Longo Borghini(Wiggle High5) e quinta la vincitrice del Giro Rosa 2016 Anna Van der Breggen (Rabo Liv Women Cycling Team). La Armistead, che lo scorso anno si era classificata al secondo posto, è dunque la prima leader del neonato Uci Women’s World Tour mentre la Niewiadoma veste la maglia di miglior giovane.

Il podio della Strade Bianche Women Elite 2016

Il podio della Strade Bianche Women Elite 2016 (foto Photobicicailotto)


La seconda edizione delle Strade Bianche al femminile inaugura il World Tour Donne Elite che da quest’anno prende il posto della Coppa del Mondo e riunisce tutte le più importanti competizioni planetarie. 121 i km da percorrere comprensivi di sette tratti sterrati per oltre 22 km non asfaltati. Fa freddo, ma non piove al momento della partenza da Siena. I flash dei fotografi sono tutti per Elizabeth Armitstead (Boels Dolmans Cycling Team), campionessa del mondo in carica e vincitrice della Omloop Het Nieuwsblad sabato scorso.
La pioggia inizia a cadere ad intermittenza pochi minuti dopo la partenza ufficiale. Si registrano un paio di cadute nelle prime fasi di gara, ma il gruppo è sempre compatto all’uscita dalla prima sezione di “strada bianca”. La statunitense Kristabel Doebel-Hickok  (Cylance Pro Cycling) viene trasportata all’ospedale per accertamenti, ma è cosciente come conferma un tweet della squadra. L’intensità della pioggia aumenta a tratti come pure il vento e la battaglia per difendere le posizioni di testa si fa via via più interessante. Iniziano le prime schermaglie e si abbozzano i primi tentativi di fuga dopo un’ora di gara in vista dell’impegnativa salita del Passo del Raspatoio.
Il gruppo si spezza in due grandi tronconi divisi da una trentina di secondi. È il momento di affrontare il secondo tratto di sterrato, nei dintorni di Buonconvento, della lunghezza di 5,5 km. Il cielo plumbeo e minaccioso che accompagna la giornata odierna dipinge un paesaggio da classica del nord a tutti gli effetti. Tra il gruppo di testa e quello delle prime inseguitrici il distacco è di 40”. Il resto delle concorrenti viaggia con oltre 4 minuti di ritardo. A un terzo di gara il tracciato senese ha già fatto una netta selezione. Al km 50 inizia il rifornimento con il ricongiungimento tra testa della corsa e prime inseguitrici. La sezione sterrata di San Martino in Grania, la terza sul percorso, misura 9,5 km ed è ricca di saliscendi che potrebbero ridurre ulteriormente la testa della corsa. Il gruppo principale ha ormai un distacco abissale di 5 minuti sulle restanti atlete in gara. Attacchi e scivoloni si susseguono senza soluzione di continuità lungo le scivolose colline senesi. A terra la campionessa bielorussa Alena Amialiusik (Canyon Sram Cycling), la ligure Ilaria Sanguineti (BePink) e la tedesca Romy Kasper (Boels Dolmans Cycling Team) mentre, tra la polvere, le battistrada si separano nuovamente in due gruppi.
Il primo attacco in solitudine è firmato Nikki Harris (Boels Dolmans Cycling Team). La britannica, campionessa nazionale di ciclocross in carica , allunga lievemente sul gruppo: sono circa 150 i metri di vantaggio sulle inseguitrici. La strada non asfaltata esalta le doti di Nikki Harris, già sesta mercoledì alla La Samyn Dames, il cui vantaggio sale e si assesta a 25” all’uscita dal settore. Ad inseguire la trentenne della Boels Dolmans un drappello composto da circa 35 atlete. Il distacco dalla leader della corsa tende a salire e supera i 40”. Il gruppo inizia ad organizzare l’inseguimento con un drappello di sette contrattaccanti.
Il margine tra la Harris e le sette inseguitrici inizia a scendere, ma le contrattaccanti vengono riprese. Tocca a Lucinda Brand (Rabo Liv Women Cycling Team) l’onere di contrattaccare in solitudine: dopo 80 km la situazione vede la Harris al comando con 27” sulla Brand e il gruppo che segue a 35”. La Brand riesce finalmente a riacciuffare la fuggitiva Harris. Il tandem di testa si appresta ad affrontare il breve quarto sterrato con una cinquantina di secondi di vantaggio sul gruppo.
Si entra nell’ultima parte di gara ricca di saliscendi che rendono molto difficili le possibilità di recupero. La coppia di testa è braccata dal gruppo che rosicchia secondi su secondi. All’uscita dal quarto settore di sterrato il duo Rabo-Boels ha solo 20” di vantaggio. Le battistrada vengono riprese e si forma un nuovo gruppetto di testa composto da Megan Guarnier, Elizabeth Armitstead e Nikki Harris (Boels Dolmans Cycling Team), Malgorzata Jasinska (Alé Cipollini), Gracie Elvin (Orica AIS), Greta Richioud (Poitou Charentes Futuroscope), Lucinda Bran ed Anna Van der Breggen (Rabo Liv Women Cycling Team), Elisa Longo Borghini ed Emma Johansson (Wiggle High5) che però non riesce ad innescare la fuga decisiva. La testa della corsa è composta da 35 unità a circa 25 km dal traguardo.
Negli ultimi 20 km le emozioni si susseguono a tambur battente. Sale in cattedra la Campionessa del Mondo Elizabeth Armitstead (Boels Dolmans Cycling Team) che prova l’attacco a tre insieme alla campionessa europea under 23 Katarzyna Niewiadoma (Rabo Liv Women Cycling Team) e alla svedese Emma Johansson (Wiggle High5). Le tre hanno un vantaggio di 16” su sette inseguitrici: Guarnier, Jasinska, Claudia Hausler Lichtenberg (Lotto Soudal Ladies), Annemiek Van Vleuten (Orica AIS), Van der Breggen e Longo Borghini.
Il trio di testa sembra fare il vuoto dietro di sé. In breve il gap dalle inseguitrici sale e, all’uscita del settimo ed ultimo settore di sterrato, i cronometri registrano 58” tra testa della corsa e dieci inseguitrici quando mancano 13 km al traguardo. Il gruppo si allontana sempre più con il vantaggio che sale a 1’10”. Se il podio della gara sembra ormai deciso con tre sole atlete a contendersi la vittoria, l’ultimo strappo per arrivare in Piazza del Campo diventa fondamentale per determinare l’ordine di arrivo.
Strade Bianche Women Elite Vince Armitstead Photobicicailotto

Strade Bianche Women Elite, la vincitrice Lizzie Armitstead (foto Photobicicailotto)


Prima dell’ultima curva, ai -500 metri, è l’inglese Armitstead a fare l’andatura insieme alla polacca Niewiadoma, mentre perde contatto la Johansson. L’esperienza della Armistead ha la meglio sul talento della giovane Niewiadoma, che si assicura comunque la leadership delle giovani nel World Tour. Bottino pieno, quindi, sia per Elizabeth Armitstead, che ha vinto entrambe le gare cui ha partecipato in questo 2016 (Het Nieuwsblad e Strade Bianche), sia per la Boels Dolmans Cycling Team che bissa il successo ottenuto con Megan Guarnier nell’edizione 2015.
Pochi secondi dopo aver attraversato il traguardo, la vincitrice Lizzie Armitstead ha dichiarato: “È incredibile per me pensare di aver vinto la prima gara UCI Women’s World Tour della storia, in questa gara poi è assolutamente speciale. Dopo aver vinto in Belgio la scorsa settimana sapevo di non soffrire della maledizione della maglia iridata. Sono riuscita a onorarla anche oggi. Abbiamo lavorato insieme nella fuga negli ultimi dieci chilometri e sono scattata sulla salita finale. È andato tutto perfettamente.”
Lizzie Armistead vince la Strade Bianche Women Elite 2016

Lizzie Armistead vince la Strade Bianche Women Elite 2016 (foto ANSA / Pieri-Carconi)


ORDINE D’ARRIVO:
1. Elizabeth Armitstead (Boels Dolmans Cycling Team) 121 km in 3h30’13” (media 34, 535 km/h)
2. Katarzyna Niewiadoma (Rabo Liv Women Cycling Team) a 3”
3. Emma Johansson (Wiggle High5) a13”
4. Elisa Longo Borghini (Wiggle High5) a 1’04”
5. Anna Van der Breggen (Rabo Liv Women Cycling Team) a 1’07”
6. Megan Guarnier (Boels Dolmans Cycling Team) s.t.
7. Annemiek Van Vleuten (Orica AIS) a 1’13”
8. Claudia Hausler Lichtenberg (Lotto Soudal Ladies) a 1’17”
9. Lauren Kitchen (Hitec Products) s.t.
10. Leah Kirchmann (Team Liv Plantur) a 1’21”
(Servizio a cura di Fabiano Ghilardi)