È finita, la gara è finita, il cronometro ha incoronato Tom Dumoulin che si alza nella sua postazione in un pomeriggio milanese limpido come non mai, con il sole che bacia l’asfalto e le guglie del vecchio Duomo: Quintana non ce l’ha fatta a contenere il distacco. E il giovane corridore olandese, un fusto di ragazzo, bel viso aperto, si alza e abbraccia una ragazza bionda, la stringe, la bacia, la stringe come se fosse parte di sé, come se effettivamente lui e lei fossero un tutt’uno.
L’amore. Quale rapporto c’è tra la gioia e l’amore? In quell’attimo di gioia, tutto diventa meraviglioso, il cielo, le pietre, la luna, i ricordi, anche quelli brutti, la vita. E allora ti vuoi aprire completamente, nulla ti fa paura. Nemmeno le altre persone. Non hai difese, sei il vincitore. Puoi permetterti il lusso di abbracciare l’umanità. Le paure, le difese, le diffidenze per qualche attimo sono svanite e la vita appare con il suo vestito più bello.
Non so chi sia quella ragazza, immagino sia la fidanzata di Tom. Davanti a quell’abbraccio, a quel bacio, confesso, mi sono commosso. Nel momento della gioia, non vuoi restare da solo, vuoi condividere. Condividere con chi ti vuole bene. Cioè con chi crede in te, con chi ti accoglie, con chi ti aiuta a vivere. Con chi ogni giorno, anche senza parole, ti dice: “Io credo in te”. “Io ti accolgo, nel bene e nel male. Tu non sei solo. Forza, vai avanti”. Condividere. Magari queste parole suonano stonate, non c’entrano niente con il Giro d’Italia.
Eppure.
Eppure io penso che invece c’entrino. Io penso che per pedalare per venti giorni dando il meglio di te stesso, devi avere dentro tanta forza, tanta costanza, tenacia. E sentimento. Fiducia e passione verso te stesso, per chi ti sta intorno, per questa dura vita a pedali. Vinci perché devi dimostrare qualcosa, certo, ma vinci anche perché vuoi donare qualcosa a qualcuno. O a tutti. E penso all’abbraccio di Tom, ma penso anche a Vincenzo Nibali che lo scorso anno vinse il Giro nel pensiero di quel ragazzino della sua squadra morto in un incidente stradale, e penso che anche quest’anno la corsa di Nibali e degli altri corridori è stata segnata da un lutto, dalla morte di Michele Scarponi, un amico sincero di tanti ciclisti. E forse è anche per Michele che quest’anno in particolare tutti hanno combattuto e onorato la corsa rosa, chissà.
Sto pensando all’entusiasmo che il Giro ha generato. Qui nella Bergamasca e ovunque, anche oggi a Milano. Impressionante. Ma tutti quei tifosi lungo le strade, tutte quelle persone che gridano “Forza, dai!”, che gridano “Bravo!”, non esprimono amore? Amore, partecipazione, coinvolgimento, condivisione. E allora è vero che ci sono gli interessi economici, per carità. Guadagni, profitti, “business”. Ma io credo che questo grande spettacolo, questo Giro d’Italia, vada avanti soprattutto grazie alla passione, al sentimento, al desiderio di condividere una grande festa. Al desiderio di trasformare la fatica, il sudore (quanto sudore!), in una grande gioia.
Il sudore. Ieri mattina pedalavo sulla Roncola e il sole picchiava e le gocce mi scendevano dalla fronte e mi entravano negli occhi e bruciavano e io pensavo ancora una volta: ma che cavolo ci sono venuto a fare quassù? Tanto più che avevo le gambe pesanti perché in settimana ho fatto altre salite… Ma non ho girato la bici, ho continuato a pedalare. La passione, la voglia di andare oltre il dolore, la stanchezza, il limite. Per andare domenica prossima ad affrontare la sfida del Croce Domini con i miei amici del Team Pesenti con dignità. Per onorare la sfida, i compagni, l’organizzazione. È la passione che muove ogni cosa. È il sentimento. Il resto è fuffa, apparenza. Senza sentimento, tutto muore, anche il progresso economico si spegne.
Grazie Tom per quell’abbraccio, grazie per quel bacio così bello alla tua ragazza. Grazie per la tua tenacia, per la tua forza, per il tuo cuore grande come quello dei migliori ciclisti, che non per forza vincono, magari arrivano ultimi, ma il cuore ce lo mettono tutto, lo stesso.
Buone pedalate a tutti.