BRESCIA (BS) – In seguito al parere medico e agli esiti degli esami, Sonny Colbrelli si ritirerà definitivamente dal ciclismo professionistico dopo essere stato sottoposto all’applicazione di un defibrillatore in seguito al collasso subito dopo aver concluso la prima tappa della Volta a Catalunya lo scorso 21 marzo.

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“Un anno fa, in questo periodo, ho trascorso le mie giornate a festeggiare la vittoria più importante della mia carriera, la Parigi-Roubaix. Non avrei mai pensato di ritrovarmi un anno dopo ad affrontare uno dei momenti più impegnativi che la vita mi ha messo davanti. Ma è della mia vita che voglio essere grato, una vita che ho rischiato di perdere e che mi ha dato una seconda possibilità. Quella di essere qui oggi, per ricordare che sono uscito dall’inferno del Nord da vincitore, e l’ho fatto in un modo leggendario, che rimarrà nella storia e che potrò continuare a raccontare ai miei figli. È a loro, alla mia famiglia e a tutte le persone a me più vicine che devo questa mia nuova vita. Da loro sto traendo la forza per accettare questo momento della mia carriera sportiva che mi vede oggi qui a rinunciare a poter aggiungere al mio Palmares una vittoria in un Grande Giro o in un Fiandre, il sogno di una vita”.

Prontamente assistito dallo staff medico supportato da Borja Saenz de Cos sul traguardo di Catalunya, Colbrelli era stato portato in ambulanza all’Hospital Universitari de Girona per approfondire le sue condizioni. I controlli medici hanno confermato che il corridore soffriva di un’aritmia cardiaca instabile che richiedeva la defibrillazione.

In seguito, Colbrelli è stato trasferito alla Clinica Cardiologica dell’Università di Padova, dove è stato sottoposto a una valutazione clinica cardiovascolare coordinata dal professor Domenico Corrado. Sulla base dei risultati della valutazione clinica, in accordo con il corridore e lo staff medico della squadra, Sonny Colbrelli è stato sottoposto con successo a un intervento di impianto di defibrillatore sottocutaneo (ICD), un dispositivo salvavita che interviene per correggere il ritmo del cuore se necessario in casi estremi.

“Dopo quello che è successo in Catalunya, la speranza di poter continuare a essere un corridore professionista non mi ha mai abbandonato, anche se minima. Sapevo che la strada del ritorno sarebbe stata difficile con un defibrillatore. In Italia non è consentito dalla legge. Con il supporto dello staff medico della squadra, diretto dal dottor Zaccaria, non mi sono comunque arreso. Ho ripreso a pedalare sotto stretto controllo medico e mi sono sottoposto a diverse visite e consulti con specialisti del settore. Tra questi, il direttore della Clinica Universitaria di Padova, Prof. Corrado, che ha seguito l’impianto del defibrillatore. E una valutazione è stata fatta anche da chi ha seguito casi simili, come il calciatore Christian Eriksen, che come me ha un defibrillatore e ha ripreso la sua carriera professionale. Ma il ciclismo non è il calcio. È uno sport diverso, si corre per strada. Non si gioca su un campo da calcio, dove, in caso di necessità, gli interventi dell’équipe medica possono essere tempestivi. Le loro attività di allenamento si svolgono in un’area limitata, mentre nel caso di un ciclista ci si trova spesso da soli per ore su strade poco battute.

Proprio questo rende più complicato intraprendere un altro percorso per poter tornare a gareggiare. Togliere il defibrillatore. Ammetto di averci pensato. Ma come detto, il ciclismo è diverso dal calcio. Per i motivi citati, ma soprattutto per l’intensità dello sforzo. Ma prima di tutto, togliere il defibrillatore è contro la prassi medica e significa togliere un salvavita che è necessario come prevenzione secondaria. Un rischio troppo alto. Un rischio che non posso permettermi di correre. Per me, per l’opportunità che la vita, Dio in cui credo, mi ha dato. Per Adelina, per Vittoria e per Tomaso. Per i miei genitori.

Saluto il ciclismo e cerco di farlo con il sorriso per il bene che mi ha dato, anche se fa male dire addio dopo una stagione come quella dell’anno scorso. È stata la migliore della mia carriera. Ho imparato ciò che la vita offre e ciò che la vita prende. Ma anche a restituire in una forma diversa. Sono pronto a continuare a cercare di essere un campione, come in bicicletta. Rimarrò nel ciclismo con il Bahrain Victorious, che mi è stato vicino come una seconda famiglia e mi accompagnerà in questo periodo di transizione da corridore a un nuovo ruolo che si evolverà quotidianamente. Sarò un ambasciatore dei nostri partner, lavorerò a stretto contatto con il gruppo delle prestazioni e condividerò la mia esperienza con i miei compagni di squadra.

Mi ha fatto piacere vedere come i bambini mi abbiano preso a modello negli ultimi mesi. Forse, mi dico, perché l’uomo coperto di fango sembra un po’ un supereroe. Per loro, prima o poi, vorrei fare qualcosa. Nel frattempo, avrò anche l’opportunità di essere un riferimento per il Team Bahrain Victorious e per i team di sviluppo: Cycling Team Friuli e Cannibale U19.

Nuove sfide mi attendono e con coraggio mi preparo ad affrontarle. Voglio farlo con il sorriso sulle labbra. Continuare a gioire di ogni corsa che farò, anche se solo per divertimento e non più per competizione”.

L’amministratore delegato Milan Erzen: “Sonny fa parte di questa squadra fin dall’inizio. È un campione e sono contento di avergli dato il supporto necessario per raggiungere risultati incredibili. La cosa più importante è che Sonny sia in salute. Siamo lieti che Sonny continuerà a lavorare con noi e condividerà la sua esperienza con la nostra squadra e i nostri team di sviluppo”.

(foto Bettini)