CENE (BG) – La giornata era già di quelle che lasciano il segno. Ritorno a Bergamo dopo un infinito volo dall’Australia, una medaglia di bronzo al collo e l’ufficializzazione del passaggio all’UAE Team ADQ, dopo 12 stagioni vissute nella Valcar – Travel & Service, società che lei stessa ha sempre considerato una seconda famiglia. E ad aumentare il carico di emozioni vissute da Silvia Persico ci ha pensato il paese di Cene, che in tempi record ha allestito una festa in onore della sua campionessa.

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Ad accogliere in piazza l’eroina dei due mondi (soprannome guadagnato dopo il bronzo nel ciclocross in Arkansas e quello su strada a Wollongong) c’erano proprio tutti: i tecnici che l’hanno vista muovere i primi passi ciclistici al ciclodromo del paese, come Mauro Zinetti e Paolo Zanga, le penne nere e il corpo musicale locale, gli amici di famiglia e i giovani ciclisti delle società locali. Una platea così numerosa da costringere la 25enne a restare in piazza ben oltre la conclusione delle festa, a firmare autografi, scattare foto e abbracciare chi le è stata vicina in questi anni di carriera.

L'arrivo sul palco della due volte bronzo iridato Silvia Persico

L’arrivo sul palco della due volte bronzo iridato Silvia Persico

«Su quel pianto volevo solo piangere, soprattutto quando hanno trasmesso il video con i momenti clou della stagione», ha confermato Silvia Persico. «Come ho già detto è stata una medaglia agrodolce, perché io volevo prendermi la maglia iridata, ma quel video mi ha ricordato quanto è stato fatto quest’anno e quante sfide io e le mie compagne abbiamo affrontato. Rivedere gli abbracci dopo il secondo nella tappa del Tour o l’emozione della vittoria nella quinta frazione della Vuelta mi ha fatto venire il groppo in gola».

Silvia con Chiara Consonni e Olivia Baril

Silvia con Chiara Consonni e Olivia Baril

Ma Silvia Persico non è stata l’unica a doversi impegnare per trattenere le lacrime: oltre alla presentatrice della serata e commentatrice di Eurosport Ilenia Lazzaro, sul palco con lei si sono alternate le compagne di squadra Chiara Consonni, Alice Maria Arzuffi e Olivia Baril, il ct della nazionale Paolo Sangalli, oltre al direttore sportivo Davide Arzeni e il presidente della Valcar – Travel & Service Valentino Villa, per il quale è stato difficile vincere l’emozione, portata a galla dai ricordi dei 12 anni trascorsi a fianco di quella che era una ragazzina talentuosa e che ora si è trasformata in una campionessa.

Silvia Persico con mamma Gabriella

Silvia Persico con mamma Gabriella

«Aspettavamo da anni che Silvia facesse l’ultimo step, che era prettamente mentale, di consapevolezza», conferma l’appassionato patron della Valcar, che dopo la notte insonne davanti alla tv ha trovato il tempo di recarsi a Sarcedo per la gara delle ragazze del settore giovanile. «Lei è sempre stata la nostra capitana, il nostro faro; per questo motivo, quando ha messo in dubbio le sue qualità, lasciandosi scoraggiare da risultati che non arrivavano, abbiamo cercato di starle vicini più che potevamo. Oggi possiamo dire di aver ritrovato la Silvia che abbiamo sempre conosciuto. E le staremo vicini anche in futuro, nonostante le nostre strade sportive si dividano».

Se Valentino Villa ha avuto il suo ben da fare per vincere l’emozione, il presidente della Scuola Ciclismo Cene Giuseppe Maffeis non ci ha nemmeno provato a impossessarsi del microfono, limitandosi ad abbracciare Silvia e a consegnarle un riconoscimento. Riconoscimento che è stato tributato a un altro atleta che ha tenuto in alto i colori di Bergamo al mondiale di Wollongong: Simone Gualdi, junior classe 2005 della Scuola Ciclismo Cene che in Australia ha vissuto la sua prima rassegna iridata.

Simone Gualdi, premiato da Marco Valoti

Simone Gualdi, premiato da Marco Valoti

Due atleti di prospettiva e che si sono fatti le ossa sul ciclodromo di Cene, di cui Mauro Zinetti ha voluto rimarcare l’importanza.

«In questi anni le nostre società hanno avviato circa 600 giovani atleti al ciclismo, anche sfruttando il ciclodromo. Una struttura fondamentale e a cui non possiamo rinunciare, se vogliamo dare ad altri bambini la possibilità di seguire le orme di Silvia, di suo fratello Davide e di Simone».