L’occasione per racimolare autografi e cimeli è di quelle ghiotte. C’è la campionessa del mondo Elisa Balsamo, ci sono le beniamine di casa Chiara Consonni, Silvia Persico e Martina Fidanza, senza contare la maglia rosa Annimiek van Vleuten, la sua rivale Mavi Garcia, la speranza italiana per la generale Marta Cavalli, oltre a Lotte Kopecky e sua maestà Marianne Vos. Ecco spiegato perché, alla partenza della sesta tappa del Giro Donne da Sarnico, le strade sono affollate da ciclisti e appassionati.

E tra le maglie si scorge anche quella dell’UC Bagnatica. In questo caso, però, le due portacolori della società amatoriale bergamasca non stanno cercando un’atleta, bensì una loro compagna di squadra: il comandante della Polstrada di Bergamo Mirella Pontiggia, che per il terzo anno coordina la scorta del Giro Donne.

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Mirella Pontiggia con le amiche dell'Uc Bagnatica

Mirella Pontiggia con le amiche dell’Uc Bagnatica

«Anche per me è la gara di casa», conferma il Comandante, nata e cresciuta a Longuelo. «Con gli amici dell’Unione Ciclistica Bagnatica il Pantaleone e la Boccola le avrò scalate decine di volte».

Durante la sesta tappa del Giro Donne, però, Mirella Pontiggia non avrà modo di godersi lo scenario o incrociare lo sguardo con altri amatori a bordo strada in attesa delle atlete. Il suo compito, infatti, richiede la massima attenzione.

«Il mio compito è quello di coordinare la scorta sicurezza in corsa, cioè i mezzi della Polizia chiamati a garantire la sicurezza alle atlete: stiamo parlando di 20 motociclette, due vetture di inizio gara e fine gara, oltre al furgone che chiude il gruppo e che ha a bordo pezzi sostitutivi per garantire assistenza meccanica in caso di necessità».

Una vera e propria squadra, da far muovere come farebbe un direttore sportivo con le sue atlete.

«In gergo, ci muoviamo a fisarmonica: ci allunghiamo e compattiamo come fa il gruppo. La fase più delicata è la copertura di tutti i plotoncini quando la carovana si spezza. Se possibile, ogni motociclista deve avere un contatto visivo con chi lo precede e chi lo segue. Se non è possibile, ci si coordina tramite le radio».

Esattamente come gli atleti, la dimestichezza con queste operazioni viene con il tempo, tanto che chi ambisce a ripercorrere le orme di Mirella Pontiggia deve partire dalle prove giovanili.

«Esordienti, allievi, solo in un secondo momento gli juniores e, infine, le gare dei professionisti o comunque di rilievo internazionale. La gavetta è fondamentale, anche per chi vuole impegnarsi come scorta tecnica. Personalmente ho iniziato 12 anni fa, quando sono approdata in Polizia».

Da allora il Giro Donne (il primo nel 2012), il Giro di Lombardia, due Milano – Sanremo, tre Milano – Torino, due Binda, il Trittico Varesino, la Bernocchi e l’Agostoni. Oltre al Giro d’Italia del 2017.

Il tutto partendo da una passione, trasmessale dal papà e dal fratello.

«La mia è stata una famiglia di pedalatori e la bicicletta è diventata un mezzo non solo per stare bene, ma anche per imparare valori e regole. È uno sport esigente che richiede dedizione, impegno e forza. In queste prime tappe ho avuto modo di parlare con le ragazze, soprattutto quelle che militano nei Corpi militari: caldo, fatica, sacrifici; eppure sono sempre con il sorriso stampato sul volto. Un modo di interpretare lo sport che dovrebbe essere preso come esempio anche nella vita di tutti i giorni».

La Polizia al Giro Donne

La Polizia al Giro Donne