VERONA (VR) – Nel corso della presentazione delle prime due prove veronesi della UEC European Cup BMX è intervenuto questa mattina anche il presidente UEC e vicepresidente UCI Enrico Della Casa. È stata l’occasione per lui anche di prendere visione in prima persona del bel progetto di solidarietà messo in atto dall’impianto veronese che sta ospitando alcuni atleti nazionali BMX dell’Ucraina insieme al team manager e coach Volodymyr Boychuk.

Durante quest’ultima emergenza il ciclismo ha risposto subito presente e sono tante le iniziative nate in supporto agli atleti ucraini. La stessa UEC si è adoperata a loro supporto. “La prima cosa che abbiamo fatto – spiega Enrico Della Casa – è stato fornire una copertura assicurativa a questi atleti che abbiamo scoperto fossero scoperti da ciò, per praticare agonismo. In sinergia con la Federciclismo italiana abbiamo assicurato una cinquantina di ragazzi che nei prossimi mesi svolgeranno attività in Italia, molti dei quali anche su pista”.

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Della Casa aggiunge: “Come UEC abbiamo attivato una raccolta fondi per sostenere questi ragazzi e abbiamo messo i primi cento mila euro. Lavoriamo in sinergia con le diverse federazioni nazionali, soprattutto quelle di confine come Ungheria e Polonia che sono particolarmente coinvolte. L’intendo è quello di aiutare gli atleti ucraini e devo dire che per questa missione si è formato un bel gruppo compatto con tante Federazioni. Il problema è molto serio – prosegue il presidente UEC –  qualche atleta sta ancora cercando di scappare dai luoghi della guerra. Sappiamo che il campione ucraino Under 23 è riuscito nei giorni scorsi a raggiungere Budapest e ora ha raggiunto Montecarlo dove riceverà supporto dalla Federazione monegasca. Insomma, tutti insieme cerchiamo di dare una mano”.

Mentre ci parla, Enrico Della Casa osserva giovani rider ucraini che pedalano sulla pista veronese insieme ai ragazzi italiani e anche di altre nazioni e si rallegra. “Diamo un bel messaggio. È molto importante quello che lo sport può riuscire a fare per questi ragazzi. Dobbiamo aiutarli perché vivono una situazione molto difficile. Loro sono qui e si divertono per qualche ora, ma i loro pensieri sono tormentati da ciò che succede nel loro paese e spesso hanno i loro genitori ancora lì o magari non ne hanno notizie da alcuni giorni. Bisogna dare loro anche un supporto psicologico. Più che di un albergo, questi giovani hanno bisogno di una famiglia. All’improvviso si trovano senza una famiglia, lontani dal loro paese e non si sa per quanto tempo ancora lo saranno. Per questo motivo stiamo lavorando a stretto contatto anche con il segretario generale della Federazione ucraina per censire tutti questi ragazzi, per capire chi sono, dove sono e chi li ospita. Ci stiamo organizzando per aiutarli soprattutto dal punto di vista psicologico”.

Una situazione molto complessa. “Nessuno poteva prevedere questa guerra nel cuore dell’Europa. È una situazione nuova per tutti e abbiamo sicuramente tanto da lavorare, tutti insieme, per fare il possibile per aiutare tutti questi ragazzi e ragazze”, conclude Della Casa.

(Servizio a cura di Giorgio Torre)