ROMA (RM) – C’è il rischio che alle prossime Olimpiadi di Tokyo Elia Viviani, Filippo Ganna, Elisa Balsamo e compagnia, ma non parliamo solo di ciclismo, anche i vari Federica Pellegrini e Filippo Tortu, per fare due nomi di azzurri extra-ciclismo, non potranno gareggiare sotto le insegne del’Italia.

QUAL È IL PROBLEMA ? – Da più di due anni va avanti la disputa sulla conformità della legge di riforma dello sport italiano rispetto ai principi sanciti dalla Carta olimpica e ancora non si è trovata una soluzione. Anzi, tra poche ore, mercoledì 27 gennaio, potrebbe essere possibile una pesante sanzione da parte del Cio nei confronti dello sport italiano. E sarebbe qualcosa di clamoroso.

I PRECEDENTI – La riforma dello sport è stata inserita nella Legge di Bilancio approvata alle fine del 2018 ed è entrata in vigore dal 1° gennaio 2019 all’epoca del primo Governo Conte a guida Movimento 5 stelle – Lega. La politica italiana in questi anni non è stata in grado di trovare ancora una soluzione. In queste settimane si sta concludendo l’iter per il varo di 5 decreti attuativi promossi dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che però non incidono su quello che è il problema cardine per il Cio: la riforma limita l’autonomia dello sport italiano. I due nodi sono finanziamenti e governance.

ITALIA FUORI DALLE OLIMPIADI – La sospensione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano da parte del Cio per violazione della Carta Olimpica all’articolo 27 (“Coni non autonomo”) sembra essere sempre più vicina. Coni sospeso, equivale a dire Italia fuori dalle Olimpiadi. Sarebbe una figuraccia a livello mondiale. Italia fuori dalle Olimpiadi significa nessuna bandiera tricolore, nessun inno di Mameli, nulla che possa ricondurre all’Italia. Sarebbe la seconda volta nella storia per gli azzurri. Era successo a Mosca ’80 che gli azzurri avessero gareggiato sotto la bandiera bianca con i cinque cerchi del Cio, ma quella volta fu dovuto ad un boicottaggio internazionale. Tutta un’altra storia.

FINANZIAMENTI E GOVERNANCE – Con la riforma dello Sport tra le altre cose è stato introdotto un meccanismo automatico di finanziamento che prevede un finanziamento allo sport annuale che sia di almeno 408 milioni, pari al 32% del gettito fiscale del settore. Tuttavia la legge ha modificato la governance dello sport italiano creando una nuova società, Sport e Salute SpA, che dipende direttamente dal ministero dell’Economia e che ha preso il posto della Coni Servizi (società del Coni). Quanto ai contributi che prima andavano dal Governo al Coni, dal 2019 vengono assegnati prevalentemente (minimo 368 milioni) a Sport e Salute per finanziare l’attività sportiva di base e le Federazioni, mentre al Coni vanno solo 40 milioni per l’attività olimpica e di alto livello. Tutto ciò e in particolare la ridotta autonomia operativa del Coni rispetto a Sport e Salute che, come detto, è un’autorità dipendente alla politica, ha scaturito la contrarietà del Cio, ribadita in diverse occasioni negli ultimi anni.

Il ministro dello sport Vincenzo Spadaforo e il presidente del Coni Giovanni Malagò

Il ministro dello sport Vincenzo Spadaforo e il presidente del Coni Giovanni Malagò

LA SUPPLICA DI MALAGÓ ALLA POLITICA – “Vi supplico, serve un provvedimento tampone del Governo italiano che fermi la delibera del Cio, qualsiasi altra cosa sarebbe un suicidio o autolesionismo”, con queste parole Giovanni Malagò oggi si è rivolto alle commissioni competenti della Camera dei deputati. “Viviamo una situazione particolare, drammatica sportivamente parlando, il problema è che la carta olimpica va categoricamente rispettata, e il Coni non può fare un contratto di servizio con una società del Governo, visto che Sport e Salute è il braccio operativo dell’esecutivo. Questa società non ha scorporato il personale, gli asset. In teoria però si può ancora risolvere il problema anche perché il Cio non chiede nulla più di quanto il Governo italiano si è impegnato a sistemare a più riprese, compresa la giornata del 24 giugno 2019 quando ci fu assegnata l’organizzazione dell’Olimpiade invernale Milano-Cortina del 2026. A me non potete chiedere cosa delibererà il Cio mercoledì ma a più riprese il presidente Bach e i suoi rappresentanti hanno fatto presente che questa situazione è contraria all’ordinamento”.

Intanto, il Consiglio dei Ministri è convocato per domani alle 9: la speranza è di far entrare il tema autonomia del Coni prima della salita al Quirinale di Giuseppe Conte per dimettersi. Malagò definisce la data del 27 gennaio una “data sacra” per lo sport italiano, aggiunge: “mi stupirei se non ci fosse una sanzione, siamo molto preoccupati per ogni giorno che passa, il nostro Paese è fatto cosi’ ma il nostro Comitato olimpico non se lo merita”.