VERONA (VR) – Elia Viviani, 31 anni, campione europeo in carica di ciclismo su strada è pronto ad accelerare la sua preparazione in vista dell’ormai imminente inizio della ridisegnata stagione, dopo il lungo stop per l’emergenza Coronavirus. Poco più di tre mesi, da agosto fino all’inizio di novembre, dove praticamente è stata concentrata quasi l’intera stagione persa per il virus. Qualcosa di mai visto prima, che porta alla necessità di fare delle scelte forzate sugli appuntamenti da scegliere e che non mancherà di riservare qualche sorpresa (foto Photobicicailotto).

Il 2020 del corridore veronese – leader della sua nuova squadra, la francese Cofidis, era cominciato con una serie di piazzamenti in volata e una condizione crescente in vista della Milano-Sanremo, la sua gara dei sogni che ancora non è mai riuscito a vincere. Ripartirà da lì, con un’insolita Sanremo da correre l’8 agosto.

La newsletter di BICITV arriva ogni sera e raccoglie tutte le news di ciclismo della giornata: è gratuita, arriva comodamente al tuo indirizzo e-mail e ci si iscrive qui.

Intanto, da ieri sera, Viviani ha raggiunto Livigno, per l’esattezza la località Trepalle (2.250 metri), il paese più alto d’Italia. Qui, in altura, resterà per quattro settimane. Prima da solo, poi insieme alla squadra. Un passaggio chiave per raggiungere la condizione ideale per la ripresa delle competizioni.

Ieri pomeriggio, prima della partenza per la Valtellina e prima di dedicarsi completamente alla bicicletta, Elia Viviani si è dedicato per qualche ora ai motori. In particolare, ha ricevuto una nuova auto che lo ha accompagnato nel viaggio verso Livigno. “Ho iniziato da quest’anno una collaborazione con Fimauto – Autogemelli, concessionaria BMW che opera tra le province di Vicenza e Verona – ha raccontato il campione olimpico dell’Omnium a Rio2016 –. Ho conosciuto lo scorso dicembre Marco Moressa, che è il general manager della società, e dopo una chiacchiera è nata questa bella collaborazione. La concessionaria mi fornisce le auto per gli appuntamenti importanti o comunque a supporto della mia attività ciclistica. Questa è già la seconda consegna che facciamo. Prima mi era stata data una BMW 840i, una macchina un po’ più sportiva, mentre questa volta mi è stata fornita una BMW Serie 3 Station Wagon, l’ideale per raggiungere il mio ritiro. Dopo l’evento in concessionaria a Verona, ho caricato bici e valigia sulla macchina e sono partito per Livigno”.

Una collaborazione che vuole anche lanciare un segnale importante

“Vogliamo fare una ripartenza insieme. Il settore dell’automobile e i loro concessionari hanno scelto me come uomo di sport e simbolo di ripartenza. Una bella collaborazione che a me fa molto piacere, anche perché mi piacciono le macchine e soprattutto le auto sportive; insomma, da parte mia c’è il piacere di poter guidare delle macchine sportive e da parte loro il piacere di poter collaborare con un campione e sfruttare la mia immagine”.

Ma torniamo al ciclismo e al viaggio verso Livigno: la scelta di andare più in alto possibile, a Trepalle, dove Viviani affronterà un periodo cruciale per la preparazione. “È da tempo che frequento questa località, preferisco essere isolato e concentrato su quello che faccio e non avere distrazioni in questo momento. Dopo la riapertura, la mia condizione è sempre cresciuta. Durante il lockdown non mi ero mai ammazzato di rulli, anche perché mancava ancora tanto alle gare. Da quando, invece, si è riaperto ho progressivamente ricominciato a fare quello che devo. Dalle ore in bici, alla qualità. Abbiamo anche fatto il primo ritrovo con la squadra e c’è grande voglia di ricreare il gruppo e tornare a correre insieme. Ora l’altura è solo l’ultimo step prima delle gare. Queste quattro settimane in altura dovranno farci cambiare marcia per arrivare pronti per le prime gare. Avevo già fatto un’esperienza così lunga in quota in occasione delle Olimpiadi del 2016 e quindi quest’anno ho pensato di riproporla con quattro settimane piene che mi permetteranno di aumentare gradualmente i carichi di lavoro”.

Prima di guardare avanti, facciamo un passo indietro al particolare momento che abbiamo tutti vissuto con l’emergenza Coronavirus. Elia Viviani come ha vissuto i giorni del lockdown?

“Personalmente ho vissuto bene questo momento. Io ed Elena (la compagna Elena Cecchini, anche lei ciclista azzurra, ndr) non avevamo mai passato così tanto tempo insieme ed è stata una bella occasione, anche perché fortunatamente né noi, né le nostre famiglie abbiamo avuto problemi di salute. Questo stare insieme così a lungo, probabilmente, quando ripartiremo ci mancherà, così come lo stare vicino alla famiglia. Quello che è mancato in quei mesi di lockdown è stata sicuramente la libertà. Più che la difficoltà per fare i nostri allenamenti, che comunque un po’ sui rulli e un po’ di palestra, qualcosa si riusciva sempre a fare e a lavorare bene con un programma ben congegnato, la difficoltà era soprattutto non avere la libertà di uscire e poter fare le cose normali ed essere costretti a restare in casa. Insomma, quello che è mancato un po’ a tutti in questo periodo, non solo agli sportivi”.




Con la squadra c’è già stato un primo ritrovo per pedalare insieme sulle strade della Sanremo e su quelle della prima tappa del Tour de France a Nizza.

“Questo primo raduno è stato voluto da Roberto Damiani ed è stata una bella occasione. Siamo stati con la squadra sul percorso della Sanremo e su quello della prima tappa del Tour a Nizza. Vivendo a Montecarlo le conosco già molto bene queste strade, ma provarle con i compagni che poi saranno lì in gara insieme a te è ovvio che è meglio ed è qualcosa di utile. Abbiamo lavorato sul treno e lo continueremo a fare perché non c’è nulla di automatico e speriamo che questo periodo ci abbia aiutato per sistemare delle cose anche tecniche, come bici e materiali, ma anche per migliorare il feeling tra compagni per farci trovare tutti pronti alla ripresa delle competizioni. Una stagione così ristretta chiede di farsi trovare subito in condizione se si vuole provare a vincere subito”.

Già definito il programma delle prime gare.

“Comincerò dalla Route d’Occitanie dal 1° al 4 agosto. È una gara di secondo livello, ma con un percorso molto ondulato e sarà importante sia per la testa che per le gambe. L’abbiamo scelta anche perché è l’unica corsa a tappe che riusciremo a fare prima della Milano-Sanremo. Poi dopo la Classicissima tornerò ad allenarmi e probabilmente anche a passare un’altra settimana in altura e poi scenderemo per il Campionato Italiano, che è un grande obbiettivo. Il percorso è duro, però anche quello che ho vinto a Boario Terme era duro e quindi non voglio precludermi niente e provarci anche quest’anno. E poi sarò a Plouay per la Bretagne Classic e quindi mi schiererò al via del Tour de France. Il grosso punto di domanda è il Campionato Europeo, se si farà o non si farà la settimana prima del Tour e se ci sarà proverò sicuramente a ripetermi e a difendere la mia maglia. Se non si correrà sarò contento di poter vestire la maglia ancora per un anno”.

Il primo grande obiettivo della stagione sarà quindi la Sanremo?

“L’obiettivo principale della mia stagione è senza dubbio il Tour de France – afferma deciso Viviani –. La Sanremo è un obiettivo importante, è la gara dei miei sogni, ma arriva l’8 agosto e purtroppo non possiamo fare tanti programmi, nel senso che stiamo lavorando duro, ma sappiamo benissimo che non sarà facile arrivare alla Sanremo con la gamba pronta. Il caldo probabilmente potrà essere un elemento a mio favore, ad agosto sono sempre andato forte, e quindi il periodo quest’anno compreso tra Sanremo e Tour diventa molto importante per me”.

E il Giro d’Italia?

“Lo valuterò successivamente. Per il momento ci ho messo un punto di domanda. Come è stato detto all’inizio bisognava fare delle scelte e la mia scelta si divide sulla questione se andare alle Classiche o andare al Giro. La voglia è sicuramente quella di andare al Giro e la condizione dopo il Tour, durante il Tour, deciderà quali saranno le mie scelte in proposito. Le occasioni sono buone da entrambe le parti, perché se la condizione sarà la stessa che avevo lo scorso anno dopo la Grande Boucle potrei sfruttarla sia per andare a fare anche il Giro o cercare gloria nelle Classiche. Valuteremo se saremo tanto tirati oppure no al secondo giorno di riposo del Tour. Questo non significa che mi ritirerò dal Tour, ma solo che quel giorno prenderemo una decisione in merito agli impegni futuri”.




Il Giro richiederebbe forse uno sforzo maggiore, mentre le Classiche corse in questo insolito momento dell’anno sono uno stimolo?

“Con una o l’altra scelta, a fine stagione, i giorni gara sarebbero in realtà più o meno gli stessi. Fare il Giro vorrebbe dire concludere la stagione con il Giro. Fare le Classiche vorrebbe dire tirare il fiato un attimo e fare poi, dopo il Tour, De Panne, fare la Gand, fare il Fiandre. Penso alla possibilità di provare a fare il Giro delle Fiandre che ho sempre sognato come gara, oppure provare la Parigi-Roubaix che non ho mai avuto l’occasione di testare fino a dove posso arrivare. Quest’ultima sarebbe una scelta sicuramente stimolante, ma poi è ovvio che da italiano vorrei andare al Giro e, per dimenticare lo scorso anno, riuscire a ripetere quello che ho fatto nel 2018 quando ho vissuto i 20 giorni più belli della mia carriera (quattro vittorie di tappa Tel AvivEilatNervesa della Battaglia e Iseo e la maglia ciclamino, ndr)”.

Quella che ci apprestiamo a vivere sarà una stagione molto strana, condensata in pochi mesi, ci potranno essere molte sorprese?

“Può essere – conferma il corridore della Cofidis –. Sì, ci faremo trovare tutti pronti, ma mancheranno dei punti di riferimento. Alla Sanremo, ad esempio, puoi sentirti bene, ma non avrai il riferimento della Tirreno dove hai corso per diversi giorni e hai potuto capire che stai bene davvero. Secondo me potranno esserci tante sorprese e tante debacle, nel senso che potrà essere che tanti campioni staranno bene come potrà essere che tanti campioni pagheranno il fatto di essere stati per così tanto tempo lontani dalle gare. E anche nelle corse a tappe credo che ci potranno essere delle sorprese alla distanza. È vero che il livello di allenamento è ormai molto alto, ma la verità è che nessuno di noi ha mai fatto un periodo di tempo così lungo lontano dalle gare, se non per un infortunio o cose particolari. Ci sono poi anche da tenere in conto le tante differenze tra noi corridori in base alla provenienza. Durante lo stop c’è chi ha potuto continuare ad allenarsi normalmente, chi ha dovuto fare i rulli o stare fermo e chi già adesso in alcuni Paesi esteri sta correndo. Anche questo influirà e sarà tutto da valutare”.

Il 2020 era anche l’anno delle Olimpiadi di Tokyo, rinviate di un anno. Questo cambia qualcosa?

“Sono molto sereno. Per me affrontare i Giochi a 31 o a 32 anni non cambierà molto”, ammette Viviani. “Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, può essere un vantaggio per il quartetto. Perché c’è un anno in più per migliorare e abbiamo il tempo per far crescere ancora qualche giovane che può essere fondamentale. Penso a un elemento come Milan, che ha fatto il suo primo Mondiale e fisicamente è un nuovo Ganna e se lo facciamo diventare veramente un nuovo Ganna può portare una marcia in più. Il quartetto può avere sicuramente ancora delle migliorie. Anche personalmente, visti come sono andati gli ultimi Mondiali, un po’ più di tempo mi aiuta. Se, invece, guardiamo il bicchiere mezzo vuoto, la verità è che nazioni clou erano un po’ indietro quest’anno. Penso ad esempio all’Australia e alla Gran Bretagna che non si esprimevano quest’anno ai loro soliti livelli. E chissà che in questo anno non abbiano il tempo di migliorarsi, mentre in questo momento, magari, il nostro quartetto dava più garanzie dei loro. Comunque, non voglio vederla come occasione persa perché voglio sempre vedere il bicchiere mezzo pieno e quindi dico che tra un anno saremo ancora più forti. Speriamo che gli altri non trovino la formula vincente, ma noi guardiamo in casa nostra”.




Quello che cambia sarà sicuramente il percorso di avvicinamento alle prossime Olimpiadi.

“Il fatto più grosso, secondo me, più che lo spostamento di un anno è che l’avvicinamento all’Olimpiade ora combacerà con la rivoluzione pista dettata dall’UCI e questo non so quanto aiuti. Nel senso che con i cambiamenti in atto dal prossimo inverno non ci saranno più le prove di Coppa del Mondo. Le Coppe saranno in estate, i Mondiali saranno dopo le Olimpiadi e ciò vuol dire che andremo alle Olimpiadi senza correre. Ci sarà l’Europeo di quest’anno, forse, è anche quello del prossimo anno sarà anticipato proprio per dare un banco di prova ai corridori. Significa però che il quartetto correrà due prove in gara e poi praticamente dovremo fare le prove in casa. Sarà una cosa che non riguarderà solo noi, ma tutti e sarà un fattore molto importante che potrà avere il suo peso nelle performance. Non essendoci confronto ci saranno poi anche più incognite sugli avversari perché, ad esempio, non si potrà verificare come cambierà la loro condizione fisica. Personalmente preferivo che anche per l’anno prossimo venisse lasciato il programma vecchio con le Coppe in inverno ed il Mondiale a febbraio-marzo, prima di arrivare alle Olimpiadi”.

Nel frattempo, tra una nostra domanda e una sua risposta al vivavoce, con la sua nuova BMW Serie 3 Station Wagon Elia Viviani ha quasi raggiunto Livigno, dove da domani inizierà un intenso periodo di preparazione. “Finalmente si può tornare a pensare alle corse”. È il pensiero anche di tutti noi. Buona stagione campione!

(Servizio a cura di Giorgio Torre)