La ripresa della stagione agonistica 2020 rimane tutt’altro che certa, ma l’UCI ha messo in moto con criterio l’organizzazione delle procedure da adottare per salvaguardare le condizioni di salute dei corridori e del personale, in prima battuta per la ripresa degli allenamenti all’aperto, pensando ad incrementare la possibilità di organizzare anche dei training camp.

I livelli di isolamento nei diversi Paesi dell’Europa restano differenti tra loro, ma ormai la maggior parte dei ciclisti professionisti, che sperano di poter tornare a gareggiare nel mese di agosto secondo il nuovo calendario dell’UCI, hanno ora la possibilità di allenarsi all’aperto.

Un protocollo UCI per la sicurezza del ciclismo, le anticipazioni

Nel momento in cui l’UCI ha annunciato il nuovo calendario revisionato delle gare 2020, ha in parallelo anche iniziato a prevedere nuove regole e regolamenti per proteggere i corridori e tutto l’entourage che ruota attorno ad una gara. Il sito specializzato in lingua inglese Cyclingnews ha pubblicato oggi un articolo nel quale rivela di avere ottenuto una copia della versione preliminare del primo ciclo di raccomandazioni dettate dall’UCI con un protocollo.

Il documento è il risultato del lavoro di un gruppo istituito sotto l’autorità del direttore medico dell’UCI, il professor Xavier Bigard. Il gruppo comprende rappresentanti di varie associazioni di categoria: CPA (corridori), dell’AIGCP (squadre), degli organizzatori di gare e diversi medici sportivi delle squadre WorldTour. Secondo il documento – che è stato inviato a Cyclingnews e su cui si basa questo report – la missione del gruppo è di definire “la condotta da adottare, in particolare per quanto riguarda la salute (distanziamento sociale e altre misure) per la ripresa della stagione”.

15 pagine, sempre in evoluzione

Il documento di 15 pagine non entra nel dettaglio dei controlli sanitari che sarà necessario effettuare durante le gare, ma è comunque un importante punto di partenza verso un’eventuale ripresa delle gare. La lettera – sempre secondo quanto riportato da Cyclingnews – sottolinea fin dall’inizio che le proposte avanzate dal gruppo “devono essere considerate come suscettibili a rapide evoluzioni in funzione delle nuove conoscenze”, e ciò deriva dal fatto che gli scienziati di tutto il mondo stanno ancora imparando a conoscere il Coronavirus: la sua effettiva diffusione nella popolazione, quale percentuale di infezioni sono asintomatiche, se ad un’infezione consegue poi un’immunità duratura e i rischi fisici che corre chi è stato infettato dalla SARS-CoV-2 che possono potenzialmente includere anche danni al cuore, ai polmoni e ad altri organi nei casi gravi.

La newsletter di BICITV arriva ogni sera e raccoglie tutte le news di ciclismo della giornata: è gratuita, arriva comodamente al tuo indirizzo e-mail e ci si iscrive qui.

Coronavirus ed effetti sugli atleti, tutto da scoprire

Non si sa molto al momento sui possibili effetti del virus sullo stato di salute degli atleti professionisti, sia per quelli con casi asintomatici che per le forme più gravi. Il gruppo di lavoro ha proposto un serie di questionari e check-up medici che verrebbero effettuati agli atleti a conclusione del periodo di isolamento, mentre si preparano a tornare ad allenarsi all’aperto e poi anche all’attività di allenamento in gruppo, come ad esempio i ritiri in altura che spesso si svolgono nel periodo di preparazione dei Grandi Giri, come il Tour de France o il Giro d’Italia.

Prima i controlli, poi gli allenamenti

Secondo le linee guida, i ciclisti dovranno rispondere ad un questionario sulla loro storia Covid-19: se sono entrati in contatto con qualcuno che ha avuto un caso d’infezione confermato, se sono stati sottoposti a PCR (il tampone per rilevare un’infezione in corso) e/o a un test sierologico (per verificare l’evidenza immunitaria di un’infezione passata), e se erano o sono stati infettati, quali sintomi avevano. Solo i ciclisti che soddisfano i criteri richiesti – e non mostrano sintomi – potranno passare alla fase successiva di una valutazione medica completa, scrive Cyclingnews. I ciclisti che non sono sospettati di avere contratto Covid-19 o che non sono venuti a stretto contatto con altri portatori del virus, possono iniziare immediatamente gli allenamenti. La lettera raccomanda che per ogni atleta con un caso confermato o sospetto di Covid-19, “è imperativo interrompere tutte le attività sportive”. Gli atleti che si sono ripresi da un caso sintomatico avranno bisogno di un’ulteriore valutazione.

Esame medico approfondito

Il secondo passo è un esame medico completo obbligatorio, che andrebbe a sostituire il consueto esame del terzo trimestre che le squadre UCI devono effettuare ai loro atleti. Alla visita medica canonica si affiancano una serie di test biologici, simili ai controlli che i corridori devono effettuare all’inizio di ogni stagione. Questi esami comprendono esami del sangue e delle urine, che serviranno per segnalare eventuali problemi ai reni o al fegato ed esami cardiologici per controllare la funzionalità cardiaca.

Pericolo di infiammazione del cuore

Le raccomandazioni, come specifica ancora Cyclingnews, evidenziano anche la possibilità che il virus SARS-CoV-2 possa causare un’infiammazione del muscolo cardiaco chiamata miocardite – una condizione molto grave che può rimanere inosservata e quindi non provocare sintomi evidenti e portare alla morte improvvisa durante l’esercizio. Il documento sottolinea che qualsiasi ciclista con un’infezione confermata o sospetta da Covid-19 dovrebbe almeno sottoporsi al test dell’elettrocardiogramma.

Se vengono rilevate anomalie, o se il caso Covid-19 presenta sintomi da lievi a moderati, saranno necessari ulteriori test per escludere danni al tessuto cardiaco e se il corridore è stato ricoverato in ospedale a causa di Covid-19, potrebbe essere necessaria una risonanza magnetica cardiaca per rilevare eventuali anomalie.

Quando l’atleta ha avuto il Coronavirus ed è stato ricoverato in ospedale

Il documento, spiega ancora Cyclingnews, sottolinea anche che i ciclisti che hanno avuto gravi casi di Covid-19 che hanno richiesto il ricovero ospedaliero “non devono tornare al normale allenamento all’aperto prima di aver effettuato il check-up medico” e che: “In caso di esami anomali, i ciclisti saranno assistiti da un’equipe medica specializzata”.

L’UCI consiglia ai corridori che iniziano ad allenarsi all’esterno di sottoporsi ad un costante “monitoraggio della loro salute”, che comprende rapporti settimanali da condividere con le proprie squadre, il monitoraggio della frequenza cardiaca durante l’allenamento e il riposo, e due volte al giorno controlli della temperatura corporea. Se un ciclista nota qualsiasi sintomo anomalo, questo deve essere immediatamente segnalato al medico della sua squadra e l’allenamento deve cessare immediatamente.

Rischi dell’allenamento di gruppo e nei ritiri

La maggior parte della bozza di documento prodotta dall’UCI è incentrata sul primo passo di questo percorso di ripresa, e quindi all’allenamento dei singoli, ma guarda anche più avanti e a quando sarà permesso di allenarsi e correre in gruppo.

L’UCI chiarisce che “è importante verificare 1) che tutte le persone che entrano nel gruppo non siano portatrici del virus, 2) lo stato di protezione immunitaria del gruppo”. L’organo di governo del ciclismo mondiale sottolinea, inoltre, che questi due punti tengono conto anche del personale del team, come i direttori sportivi e i meccanici.

Il gruppo di lavoro istituito dall’UCI ha formulato una serie di raccomandazioni non obbligatorie: test per rilevare le infezioni attive da Covid-19 da effettuare 7-8 giorni prima del primo raduno e un secondo test 5 giorni più tardi. Solo i corridori che hanno dato esito negativo ad entrambi i test dovrebbero essere autorizzati a partecipare all’allenamento di gruppi -, ma la raccomandazione è condizionata dalla possibilità di “falsi negativi”.

Tenere maggiori distanze in allenamento e lavorare con gruppi immuni

L’UCI poi cita anche lo studio belga sulle goccioline fatto da Blocken e relativo anche al distanziamento opportuno durante l’attività sportiva, con riferimento anche ai training camp. Oltre alle consuete misure di distanziamento fisico che tutti dobbiamo osservare nella quotidianità anche al di fuori della bici, “deve essere mantenuta una distanza significativa tra i corridori”, scrivono.

I corridori affiancati dovrebbero essere distanti almeno 1 metro e mezzo l’uno dall’altro, ma lo studio di Blocken suggerisce una distanza di 20 metri o più per chi procede in fila indiana. L’articolo suggerisce di mantenere una distanza maggiore di 1,5 metri dal corridore che si ha davanti e, “se possibile, di creare gruppi di allenamento in base allo stato immunitario (ricordando anche che le nostre conoscenze su questo argomento sono ancora frammentarie). Pertanto, l’allenamento di gruppo potrebbe essere consentito all’interno di un gruppo di ciclisti immuni”.

L’uso delle mascherine

Per quanto riguarda le mascherine facciali, la lettera spiega: “Indossare le mascherine facciali è giustificato ed è raccomandabile per i membri dello staff e per gli atleti che non sono immunizzati, durante gli esercizi che richiedono un grande sforzo. Va ricordato, tuttavia, che indossare una mascherina facciale è un’azione sempre giustificata per evitare la contaminazione di altre persone, soprattutto quando non è possibile mantenere la distanza fisica opportuna”.