RICHMOND (STATI UNITI) – Il corridore americano della NTT Pro Cycling Ben King è tornato a casa negli Stati Uniti dalla sua base europea in Toscana dopo che la pandemia di Coronavirus ha interrotto tutte le corse. Mentre gli ospedali italiani sono in grave difficoltà per contenere l’epidemia ed il bilancio delle vittime ha superato le 6.000 unità, l’americano ha dichiarato di sentirsi più a rischio a casa sua, negli Stati Uniti, di quanto non si sentisse finora in Italia.

King ha descritto le sue esperienze in un blog su Flobikes.com, raccontando le “Sei tappe di Covid” dopo aver trascorso tre settimane di quarantena in Italia, a cui è seguito un surreale volo su un aereo quasi vuoto e attraverso aeroporti “stranamente silenziosi e sterili” e un ulteriore periodo di quarantene a casa sua ora, in Virginia.

“Sono grato di poter finalmente essere tornato a casa e di poter stare più vicino alla mia famiglia, ma onestamente mi sento più a rischio negli Stati Uniti che non quanto mi sentissi in Italia, basandomi su quanto ho potuto vedere nelle prime 24 ore qui”, ha scritto King.

“Non ho paura per me stesso, ma penso alla salute di quelle persone che possono essere più vulnerabili al virus. Per favore, non dare la tua libertà per scontata. E sei ancora in tempo a fare una scelta e prendere le misure più appropriate per proteggere te e gli altri”, ha ammonito i suoi connazionali il ciclista.

King ha ricordato come la maggior parte delle persone in Italia pensasse che il virus fosse un problema solo della Cina fino a quando non è diventato rapidamente, purtroppo, anche un loro, scrivendo: “So che potresti pensare che sto reagendo in modo esagerato. Un mese fa, lo avrei fatto anch’io. Ma, abbiamo appena sperimentato tutto questo in Italia. Non voglio fare il saccente e l’antipatico, ma ho visto dove si può arrivare se non si osservano le regole e non è affatto bello”.

Nel suo testo King elenca sei diverse tappe di reazione alla pandemia di Coronavirus, scrivendo: “Ho già visto le medesime reazioni in altre culture e nessuno ne rimane escluso. Spero che la mia testimonianza, avendo già vissuto questa esperienza, possa servire a tutti per fare le scelte giuste”.

Nelle tappe da lui osservate inizialmente c’è la minimizzazione del problema, negando che la malattia di Covid-19 sia così grave. Ad infastidire è anche l’inconveniente che si renda necessaria la chiusura di pub e ristoranti, seguita poi dal nervosismo, perchè si è costretti a lavorare da casa o addirittura ad essere licenziato. Non si possono più incontrare amici fuori casa. La quinta tappa è la quarantena forzata dal governo che porta malumore, critica e aumenta la paranoia seguita poi da paura e rabbia quando la realtà mette sotto gli occhi numeri spaventosi dietro ai quali ci sono persone reali che muoiono.

“Da quello che ho visto nei Paesi colpiti duramente dal virus e che hanno adottato questi atteggiamenti più duri, hanno seguito queste tendenze”, ha scritto King. “Questi sono i fatti. Molti portatori di COVID-19 sono asintomatici. Ogni persona positiva ne infetta potenzialmente altre tre. Gli Stati Uniti non hanno eseguito tutti i test che invece ha fatto l’Italia (ciò implica che i numeri degli USA siano molto più alti di quelli che conosciamo ora) e sappiamo che siamo uno dei Paesi con la più alta velocità di trasmissione del virus”.

King ha scritto anche della sua grande sorpresa in negativo quando è sbarcato negli Stati Uniti e ha visto “i parcheggi che erano ancora pieni di gente che si muoveva ancora come se nulla fosse cambiato rispetto a prima. È troppo tardi per fermarlo, ma c’è ancora tempo per fare la differenza. Questo non è un problema italiano. È anche nostro. È un mio problema ed è anche tuo”, conclude allarmato.