Eccoci alla vigilia della tappa bergamasca, prima del Miragolo e del Selvino, proprio mentre oggi, mentre scrivo, a Oropa Dumoulin ha fatto l’impresa, ha vinto la tappa in maniera perentoria, su quello che sembrava essere il terreno ideale per Quintana.

Invece no, il passista Dumoulin si è imposto alla Eddy Merckx, alla Indurain, alla Armstrong (aiutini a parte). Ha ricordato il miglior Felice Gimondi, quello del Tour e del Giro del 1967. Quintana è partito come un missile, invece l’olandese ha continuato con il suo ritmo, elevandolo in maniera progressiva fino a riprendere lo scalatore e addirittura a staccarlo negli ultimi cinquecento metri. E Nibali ha fatto fatica, ha lottato fino all’ultimo per contenere il distacco. Il fatto è che quando l’età avanza, le salite secche e dure diventano delle brutte bestie, e certamente si preferiscono le salite lunghe, di gran fondo.

Per questo motivo la tappa di Bergamo non sembra favorevole a Nibali. Tuttavia le pendenze non appaiono impegnative come quelle di Oropa. Vincerà a Bergamo un nobile comprimario? I grandi si risparmieranno? Anche perché lunedì sarà il giorno di riposo, pure bergamasco, e martedì sarà la volta della partenza da Rovetta e del doppio Stelvio, una giornata che potrebbe cambiare le sorti del Giro d’Italia. Staremo a vedere.

Intanto, noi godiamoci questa storica tre giorni. Giovanni Bettineschi, patron della Promoeventi, ci porta il Giro a casa grazie alla sua passione, al suo volontariato. E’ lui che con l’aiuto di Felice Gimondi e dei suoi pochi soci lavora e briga per portare a Bergamo un evento di portata internazionale, che non soltanto rende felici gli appassionati di ciclismo, ma rappresenta una vetrina di particolare valore per la nostra terra. Bettineschi lo fa per passione, senza guadagnarci una lira. Giù il cappello nei riguardi di quest’uomo che è un degno rappresentante della Valle di Scalve.

Alla domanda: “Perché lo fa?”, Bettineschi mi ha risposto semplicemente: “Per passione, perché ho scoperto che il ciclismo è ancora un ambiente buono, di persone, di fatica, di sudore. L’unico sport dove davvero si lotta contro il doping”. Il Giro a Bergamo per tre giorni, non era mai accaduto. Un impegno anche finanziario notevole, ma Bettineschi riscuote la fiducia delle istituzioni e degli imprenditori, sono in tanti a dargli una mano.

Domani mi piazzerò sulla cima della salita di Miragolo: sono sicuro che se un gruppetto scollinasse con un minuto di vantaggio potrebbe arrivare a Bergamo. Certo, c’è una discesa piuttosto tecnica, dal fondo sconnesso, e poi ci sono gli ultimi sei chilometri della salita di Selvino, ma sono sei chilometri pedalabili, dove non dovrebbero verificarsi stravolgimenti.

Lunedì ho affrontato il percorso del Giro a Bergamo per raccontarlo sulle pagine del settimanale Bergamo Post. Mi hanno colpito i tanti striscioni, soprattutto quello con su scritto “Grazie Michele”. Michele Scarponi, il grande e umile ciclista che se ne è andata alla vigilia del Giro, ucciso da un furgone, a uno stop. Di ciclisti travolti ce ne sono troppi, l’ultimo ieri, a Osio. E poi ci tocca leggere sui giornali dei ciclisti indisciplinati.

Lasciatemelo dire: è una vergogna. Il ciclista è un utente debole della strada, deve venire protetto in ogni modo, e non continuamente criticato. Pedalo tutti i giorni, in città per i miei spostamenti quotidiani e fuori città con la bici da corsa e sono testimone dell’indisciplina di tanti automobilisti e anche di tanti ciclisti. Ma con una differenza: l’automobilista indisciplinato uccide, il ciclista indisciplinato, al limite ti fa venire il nervoso. Ma non ha mai ammazzato nessuno.

Buone pedalate a tutti.

Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.