ROUBAIX (FRANCIA) – Tom Boonen affronterà domenica prossima la sua 14esima Parigi-Roubaix della carriera, l’ultima, e sarà anche la gara del suo addio al ciclismo agonistico, come aveva già annunciato da alcuni mesi. Il belga ha vinto per quattro volte questa corsa e il sogno – non impossibile – sarebbe chiudere con la quinta vittoria. Sarebbe l’apoteosi, per lui e per i milioni di spettatori che fanno il tifo per lui che è un pezzo di storia del ciclismo belga e non solo.

Quello tra Tom Boonen e la Regina delle Classiche è stato un rapporto speciale. Andato a spulciare gli archivi sono straordinarie le imprese del campione belga nell’Inferno del Nord.

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2002 – Il podio per il “cucciolo di leone”

È diventato professionista giusto qualche mese prima è il giovane di Anversa affronta per la prima volta nella sua carriera la corsa dei suoi sogni, al servizio del capitano della sua squadra George Hincapie, che però è tagliato fuori dai giochi per una caduta. Boonen non si perde d’animo, fa la sua corsa e alla fine chiude con uno straordinario terzo posto alle spalle di Johan Museeuw e Steffen Wesemann. Si guadagno immediatamente l’appellativo di “the lion cub” (“cucciolo di leone”), in riferimento al vincitore di giornata. Verso la fine della gara, gli spettatori fiamminghi hanno iniziato a fischiarmi perchè perche non mi staccavo dalla ruota di Museeuw. Non mi dimenticherò di questo e glielo farò ricordare quando sarò grande”.

2005 – La consacrazione, a 24 anni

Tom Boonen è maturato. Ha vinto due tappe al suo primo Tour de France ed è reduce dalla vittoria al Giro delle Fiandre. Si conferma vincente anche alla Parigi-Roubaix dove batte allo sprint i suoi rivali Hincapie e Flecha. Per lui si prospetta un eccezionale futuro nelle classiche del pavé.

2006 – Il duello contro Cancellara

Tom Boonen è il favorito per la vittoria della Parigi-Roubaix, ma deve vedersela con l’altro grande favorito di giornata, lo svizzero Fabian Cancellara, un corridore straordinario le cui fattezze fisiche si sposano perfettamente per affrontare i settori in pavè. E il belga deve arrendersi al cospetto della superiorità del rivale elvetico, così come Hoste, Van Petegem e Grusev. Ereditò a tavolino il secondo posto dopo la squalifica dei tre appena citati, che lo avevano preceduto al traguardo, ma attraversarono un passaggio a livello con le sbarre abbassate. Nonostante la sua maglia di campione del mondo e la sua seconda vittoria consecutiva al Giro delle Fiandre accetta con sportività la sconfitta: “Mi è mancato quell’1% nel finale per lottare per la vittoria. Qualche volta è questo che fa la differenza”.

 

2008 – La risposta alla critica

Boonen è ancora Boonen, ma la sua immagine ha perso un po’ di smalto. Apparso fuori forma al Giro delle Fiandre, alcuni avevano sostenuto che ormai la sua carriera fosse in declino. Cancellara ha il vento in poppa… eppure il leader della Quick-Step prende il sopravvento in questa rivalità. Mentre scende dal podio dopo la vittoria nel Velodromo di Roubaix, descrive lucidamente il finale di corsa e si toglie qualche sassolino, e non sono quelli del pavé: “Dopo il Carrefour de l’Arbre, tutti volevamo testare quale era la condizione dei propri avversari. Ballan ha tentato senza troppa convinzione, poi ci ha provato Cancellara. Non mi ha impressionato, ho capito che non era in grande forma. Per me era la situazione ideale. Ho atteso l’ingresso nel Velodromo e sono rimasto in ultima posizione e poi ho dato tutto nella volata. Volevo vincere questa volta anche per dare una risposta chiara e decisa a chi mi aveva criticato”.

2009 – Arriva la tripletta, in solitaria

Tom Boonen torna alla Roubaix per difendere il suo titolo e provare ad aggiungere la terza pietra nella bacheca dei suoi trofei personali. Riesce a vincere alla fine di una giornata estrema, dove è coinvolto in una caduta come i suoi rivali, ma ha la forza di riprendere, di controllare la sua bici nel finale e presentarsi nel velodromo di Roubaix per la prima volta da solo: “Questa è pura felicità. Ho lottato contro la sfortuna. Oggi, chiunque avrebbe mollato, io ho combattutto come un pazzo. Ho vinto questa gara con una gamba e mezza. Arrivare da solo dentro il velodromo è un emozione troppo grande… Da pelle d’oca”.

 

2011 – L’unico ritiro

È stata questa l’unica volta in cui Tom Boonen non è riuscito a portare a termine la corsa. Prima aveva terminato per undici volte nella top 10. Una giornata sfortunatissima con una serie di problemi meccanici che gli hanno complicato la vita. Uscito dalla Foresta di Arenberg, dove solitamente iniziavano i suoi attacchi, è corstretto ad abbandornare la corsa. Ha dovuto cambiare due volte la bicicletta e poi si è arreso.

 

2012 – Un colpo di follia per la quarta vittoria

Si ispira al campione Eddy Merckx e si inventa una fuga incredibile per vincere la sua quarta Roubaix. Prima in compagni del compagno Niki Tepstra, a 55 chilometri dall’arrivo. Ha bisogno dell’aiuto di tutti i suoi compagni per provare l’assalto al record di Roger De Vlaeminck, che era un rivale del Cannibale negli anni ’70. Alla fine sale sul trono del record anche lui con quattro vittorie all’attivo: “Dentro di me ho pensato che ero un pazzo a tentare una cosa simile. Devi essere un pazzo per lanciarti da solo verso il velodromo di Roubaix. Ma oggi il quarto trionfo mi aspettava e questo era tutto per me”.

 

2016 – Così vicino alla gloria. 

Viene da un infortunio che lo ha tenuto a lungo fermo nel 2015 e torna a correre la sua corsa. Vuole entrare nella storia con il quinto successo alla Roubaix. Mai nessuno ci è riuscito prima. È lì davanti a giocarsela, entra nel velodromo di Roubaix con Hayman, Stannard, Vanmarcke e Boasson-Hagen. Vince un po’ a sorpresa l’australiano e come sempre Boonen la prende con sportività: “È solo una gara ciclistica. Non faccio drammi e poi un secondo posto non è da buttare, soprattutto qui a Roubaix. Tornerò a breve ad inseguire questa quinta vittoria”.

L’ultima chance sarà proprio domenica prossima.