BERGAMO (BG) – La grandezza di una persona la misuri, anche quando non c’è più, dall’affetto e dalla stima che resta immutata, anzi cresce d’ammirazione, tra le persone che hanno avuto modo di conoscerla e incrociare il suo cammino anche solo per un istante. Il commendatore Fedele Bettoni era sicuramente una grande persona. Un grande uomo. Un appassionato di sport. Un mecenate del ciclismo. Lo hanno ricordato con affetto e commozione tanti amici e i familiari lo scorso giovedì sera nella cerimonia voluta dal Panathlon International Club di Bergamo per ricordare un autentico monumento del ciclismo, scomparso il 2 marzo 2014 a 94 anni, storico patron dell’Uc Bergamasca 1902 e, in passato, anche vicepresidente dell’associazione presieduta dall’avvocato Attilio Belloli.
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Per l’occasione, nell’elegante scenario del Foyer del Teatro Donizetti, uno dei luoghi simbolo della cultura bergamasca, si è radunato un pezzo di storia del ciclismo bergamasco, nazionale e mondiale. Presenti tanti dei vincitori del Trofeo Bettoni, manifestazione ciclistica inventata dallo stesso indimenticato commendatore, una gara storica del panorama dilettantistico italiano che in 59 anni ha lanciato grandi talenti che poi hanno raggiunto anche grandi traguardi internazionali tra i professionisti e che nel 2002 è stata anche prova del Campionato Europeo. Ai tempi innovativa la sua riuscitissima formula della doppia prova con la prova in linea la mattina e la cronoscalata al pomeriggio.
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Tra i presenti: Felice Gimondi, Gibì Baronchelli, Paolo Savoldelli, i fratelli Eddy e Renzo Mazzoleni, Michele Colleoni, Beppe Guerini, Wladimir Belli, Giovanni Fidanza, Antonio Bevilacqua, Daniele Alberti, Paolo Valoti, Angelo Zecchi, Guido Cassetti, Lorenzo De Silvestro, Flavio Giupponi, fino ai più recenti Alessandro Vanotti (vincitore dell’edizione del Centenario dell’Uc Bergamasca), Carlo Scognamiglio, Stefano Locatelli e Nicola Pesenti (vincitore con la maglia dell’Uc Bergamasca dell’ultima edizione da Juniores).
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A fare gli onori di casa è stato il presidente del Panathlon International Club di Bergamo Attilio Belloli che introdotto la serata sottolineando come “Bergamo è una provincia di sport ed il ciclismo ha tantissimi appassionati. Abbiamo fortemente voluto ricordare il commendatore Fedele Bettoni perché è un personaggio che ha fatto tanto per lo sport bergamasco e per questo va celebrato così come da celebrare è quello che ha fatto e continua a fare una società ultracentenaria come l’Uc Bergamasca 1902”.
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Commosso il ricordo di Nerio Marabini, presidente in carica dell’Uc Bergamasca 1902, che è succeduto proprio a Fedele Bettoni, e che è anche il primo vincitore vivente del Trofeo Bettoni, gara di cui è poi diventato organizzatore, dalla quarta alla 59esima e ultima edizione.  “Bettoni è stato sempre un esempio di stile, per me unico e inimitabile – ha ricordato Marabini –. Non ha mai fatto mancare il suo sostegno economico alla squadra anche quando non arrivavano i risultati, per lui non erano la priorità”.
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Alcune curiosità che riguardano il Trofeo Bettoni: è stata la prima gara corsa in Italia da un giovanissimo Alberto Contador; da qui sono passati tra gli altri giovani talenti che poi sarebbero diventati campioni del calibro di Gilbert, Albasini e Frank Schleck.

Il momento della premiazione di Gimondi e Savoldelli

Il momento della premiazione di Gimondi e Savoldelli


Tre campioni bergamaschi doc come Felice Gimondi, Paolo Savoldelli ed Ivan Gotti, che portano in dote 7 Giri d’Italia vinti, hanno lasciato il segno al Trofeo Bettoni.
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Tutti i vincitori del Trofeo Bettoni presenti – un plauso va a Gianluigi Stanga, vice presidente dell’Uc Bergamasca, che in prima persona si è occupato dell’organizzazione dell’evento insieme a Rossella Dileo – hanno sfilato per ricevere l’applauso del pubblico ed una maglietta celebrativa dell’evento e hanno raccontato – incalzati da Andrea Berton e Ildo Serantoni –un frammento della loro storia ciclistica e dei loro ricordi.
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Tra questi non sono mancate le sorprese come quando Wladimir Belli ritrovato dopo tanti anni in sala il dottor Mangiarotti, argento ai Mondiali di scherma del 1951, ha raccontato: “Lei non si ricorderà, ma giocavo a calcio. Mia mamma mi portò da lei, per una visita medica. Le dissi che arrivavo da Sedrina e lei mi rispose che uno che abita a Sedrina, il paese di Gimondi, non poteva giocare a calcio, doveva andare in bicicletta”.
La stretta di mano tra Mangiarotti e Wladimir Belli

La stretta di mano tra Mangiarotti e Wladimir Belli


Consiglio raccolto al volo, e Belli prima del passaggio nel professionismo, avrebbe vinto il Giro d’Italia dilettanti davanti a Marco Pantani e Ivan Gotti.
(Servizio a cura di Giorgio Torre)