I miei amici Pesenti hanno compiuto ottant’anni. Era il febbraio del 1937 quando il mitico Tone Pesenti, all’epoca ventinovenne, aprì la sua bottega di ciclista in piazzetta S. Spirito a Bergamo. Tone Pesenti era una celebrità, era stato il primo bergamasco al Giro d’Italia e aveva rischiato di vincere persino il Tour de France, piazzandosi al terzo e quarto posto in due edizioni. Eravamo nei primi Anni Trenta, il ciclismo era ancora quello eroico, esaltante. I corridori pedalavano abitualmente su strade di polvere e ghiaia che quando pioveva diventava fango.

C’è la fotografia di Antonio Pesenti, “Tone”, che lo ritrae all’arrivo della tappa di Pau in Francia: è una maschera di fango. Il Tone Pesenti non era famoso soltanto per il suo valore atletico, ma anche per la sua bontà. Molto più grintosa era la moglie, la signora Emma, che per decenni sedette alla cassa del negozio. La scelta della piazzetta S. Spirito era dettata dal fatto che la zona del borgo di Pignolo all’epoca era la più animata della città, un borgo di commerci, di artigiani, di famiglie di ogni estrazione sociale, con torme di bambini che schiamazzavano magari a piedi scalzi per strada.

Tone Pesenti morì nel 1968. Portò avanti con coraggio l’azienda la nonna Emma insieme a un operaio meccanico, fino a quando subentrò Guglielmo Pesenti, altro ciclista di fama, figlio di Emma e di Antonio. E Guglielmo Pesenti, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Melbourne (1956) nella velocità su pista, intorno al 1998 trasferì il negozio in via Fantoni, dove si trova tuttora, oggi gestito dai figli, nipoti del Tone, Antonio e Luca.

Una storia di famiglia, di tradizioni tramandate. Una storia di rapporti, relazioni, di amori e di incomprensioni. Anche con il ciclismo. Come la vicenda di Antonio Pesenti junior, oggi quarantacinquenne, che si è tenuto lontano dal ciclismo fino ai ventisette-ventotto anni, quando scoprì la passione e una forza straordinaria che gli ha fatto ritrovare le sue origini e rimpiangere di non avere corso in bicicletta da ragazzo.

La storia d’amore meravigliosa fra la signora Silvia e Guglielmo Pesenti. Silvia non è più giovane, la si incontra nel negozio al sabato mattina, con la sua voce gentile e i suoi begli occhi che negli ultimi anni l’hanno fatta tribolare. Guglielmo è morto ormai da molti anni. Eppure la signora Silvia trova sempre tra ruote, telai e gomme, il modo di parlare di lui, per poi finire dicendo quanto ancora sia innamorata del suo Guglielmo. E l’altro fratello, Luca, ottimo corridore dilettante che poi ha preferito fare il promotore finanziario… E le biciclette. Le mitiche “Pesenti Sprint” rosse e nere che brillavano nella vetrina del negozio di Santo Spirito, gli anni della Bianchi e poi della Kuota, della Klm, della Look e oggi della Wilier Triestina… E’ consolante che negli ultimi anni i Pesenti si siano rivolti di nuovo alla tradizione italiana, in un periodo in cui sembra che il nostro mondo venga colonizzato da cinesi, arabi, americani… Il ciclismo è un grande patrimonio italiano, eppure forse ci è rimasta una sola squadra di professionisti di alto livello…

Intanto, io ho ricominciato. Prima uscita il 16 di febbraio e poi diverse uscite brevi, da un’oretta, ma abbastanza da percorrere duecentocinquanta chilometri in quindici giorni, nemmeno pochi, almeno per me. Non certo per quel gruppo che ho incontrato ieri mattina in Valle Imagna, proveniente da Pontirolo. Uno di loro che mi ha pedalato accanto mi diceva che loro non si fermano mai. “Pedaliamo sempre, anche in inverno, facciamo delle gran fondo. In un anno facciamo da quindici ai ventimila chilometri”. E io pensavo ai miei duemila chilometri dello scorso anno. Ma non lamentiamoci. Adesso pedalo, faccio una fatica bestiale quando la strada comincia a salire, ma la bicicletta è così, lo sappiamo e io non ho più trent’anni e nemmeno quaranta… Ma a spingere sui pedali mi diverto, comunque.

Buone pedalate a tutti.

paolo aresi (2)

Paolo Aresi – giornalista e scrittore.
Dal 2015 cura la rubrica “#AMOLABICI, le Cicloctorie di Paolo Aresi” sul sito www.bicitv.it.
Il ciclismo è una sua grande passione, ha trascorso l’infanzia tifando Felice Gimondi.
Pedala con una certa energia, ma il poco tempo a disposizione lo penalizza.