MILANO (MI) – Ha affidato le sue parole ad una lettera, pubblicata quest’oggi dalla Gazzetta dello Sport, con cui il re del Giro Vincenzo Nibali ha scritto all’ex compagno e ora rivale Fabio Aru per incoraggiarlo a non perdere la speranza e a continuare a lottare, dopo l’infortunio al ginocchio, per essere al via del prossimo Giro d’Italia.

Il sardo Fabio Aru (Astana) era rimasto vittima di una caduta in allenamento lo scorso 2 aprile a Sierra Nevada che gli ha provocato conseguenze che vanno curate con attenzione e coi tempi giusti. Non compatibili con la preparazione ad un Giro d’Italia del Centenario che scatterà tra 23 giorni. Ieri la dolorosissima decisione comunicata ufficialmente dal team kazako: Fabio Aru non sarà al via del Giro d’Italia 2017.

Un assenza che priva la Corsa Rosa del Centenario del duello più atteso, quello tra Nibali e Aru appunto, soprattutto dai tanti appassionati che aspettavano Aru alla partenza dalla sua Sardegna.

Vincenzo Nibali, che per diverse stagioni è stato compagno di squadra di Aru e che da quest’anno corre con la nuova maglia della Baharain Merida, ha voluto scrivere al suo rivale una lettera pubblicata su la Gazzetta dello Sport di oggi e che vi riproponiamo qui sotto.

Un ritaglio della Gazzetta dello Sport del 12 aprile 2017

Un ritaglio della Gazzetta dello Sport del 12 aprile 2017

di Vincenzo Nibali

Fabio, non perdere ancora la speranza. Non ancora. Anche se è molto difficile, forse impossibile, io penso ancora alla possibilità di vederti al via del Giro, venerdì 5 maggio ad Alghero. Io e te siamo i due corridori italiani di riferimento per i grandi giri, e dalla tua assenza in Sardegna ci perdono tutti.

In cuor mio, spero che qualcosa possa succedere alla fine di questi giorni di riposo che il professor Combi ti ha prescritto. Mi dispiace tantissimo per quello che ti è accaduto. Io ragiono con la testa di un atleta, non con quella di un dirigente o di un tifoso. So che cosa significa preparare per mesi un obiettivo, so quanto sia speciale il Giro d’Italia che passa per la propria terra. In particolare per noi, che siamo isolani, e non abbiamo questa possibilità tutti gli anni. E invece capita qualcosa che non dipende da te, nel modo più assoluto, e ti blocca.

Ma un piccolo spazio per un ripensamento spero ci sia. Tutti sanno che cosa è successo e nessuno ti chiederebbe di essere al via al cento per cento. Si potrebbe provare, e se vedessi che proprio non è possibile, lasceresti la corsa. Oppure chissà, magari le cose potrebbero migliorare e potresti andare in crescendo di forma per pensare di toglierti qualche soddisfazione nella terza settimana. Ma a prescindere da questo, il Giro ti potrebbe servire per fare del lavoro importante in vista del Tour. E per il futuro. Con quello che ti è capitato, chi ti potrebbe biasimare. Ovvio, se fosse andato tutto bene, saresti stato un sicuro pretendente alla maglia rosa: so quanto tu sia forte e determinato.

Fabio, io non sono un medico e la valutazione della tua condizione del ginocchio viene prima di tutto. Capita che il dottore ci indichi un tempo di recupero e noi riusciamo in qualche modo ad anticiparlo. Non è facile essere sereni in questi momenti, forse non si può esserlo. Ma magari tra qualche giorno la situazione potrebbe apparire leggermente migliore… Insomma, Fabio, non ti arrendere anche se tutto sembra perduto. Forza! I miracoli, a volte, accadono. E io mi auguro ancora di vederti al via del Giro 100.

Insieme dal 2012 al 2016, Vincenzo e Fabio ora sono rivali, ma l’amicizia è rimasta. Vera

(lettera tratta da Gazzetta dello Sport del 12 aprile 2017)