VERONA (VR) – La Federciclismo ha inviato al comitato provinciale un acconto di 2 mila euro sull’attività svolta nel 2015. In totale, dovrebbe mandarne 6 mila. Non può che esserci amarezza «anche perché nulla sappiamo per il 2016», rileva il presidente FCI del Comitato Provinciale di Verona Gianluca Liber.
I denari sono necessari per rimborsare tecnico della pista e meccanico. Il problema riguarda anche gli altri Centro Pista del Veneto «e dieci giorni fa, nel corso di una riunione, abbiamo tutti minacciato di chiudere i Centri». «Poi – aggiunge subito Liber – non li chiuderemo perché siamo gente seria, che tiene ai nostri corridori e alle nostre società, ben più di altri che dovrebbero intervenire».
Il comitato regionale affronterà il problema nella riunione della prossima settimana («lo metterò all’ordine del giorno», riferisce Pierluigi Molinaroli, vicepresidente vicario), «ma se l’attività della pista – osserva Liber – è seguita dal settore tecnico di Milano, non significa che il comitato regionale possa dire: non è colpa mia; sicuramente, avrebbe dovuto attivarsi». 
Gianluca Liber, presidente provinciale FCI Verona (foto Photobicicailotto)

Gianluca Liber, presidente provinciale FCI Verona (foto Photobicicailotto)

Gianluca Liber avverte, però, che «il problema è ben più ampio». «Non c’è – spiega – una visione chiara di quello che si vuole fare. Non è vero che manchino le risorse se vediamo una serie di ritiri, all’Etna e altrove, che si susseguono da gennaio, il portare una squadra azzurra in Argentina… Mi sembra sia come costruire una casa partendo dal tetto. La pista dovrebbe essere il caposaldo del ciclismo, un po’ come era negli anni Cinquanta e come è, oggi, per gli inglesi che ospitano sei-sette tappe del Revolution Tour, portano 25 mila persone nei velodromi dove bisogna agire per tempo per avere un biglietto, dove il tavolo a bordo pista costa come minimo 110 sterline. In Italia, abbiamo velodromi che avrebbero bisogno di risorse stabili per sviluppare l’attività. Se, invece, le risorse sono spese per altre cose meno impostanti, significa che alla base c’è una visione che non mi piace. Ci affidiamo a Viviani per la pista, a Aru per la strada, ma non c’è programmazione. Ed io, alla fine del terzo mandato come presidente provinciale, faccio fatica a pensare di ricandidarmi se queste sono le condizioni. I comitati provinciali servono a niente, il comitato regionale è latitante o si perde in guerre con Roma ed a rimetterci sono società, corridori e chi ha voglia di svolgere attività».
Liber sostiene da sempre che «bisogna investire sui comitati provinciali» e ricorda che, per la pista di Pescantina, contributo di 10 mila euro della Federciclismo a parte, ha speso almeno 50-60 mila euro negli anni per lavori necessari ad un buon svolgimento dell’attività. «Facciamo andare bene le poche piste che abbiamo – aggiunge – e spendiamo bene i soldi, che siano destinati dove ci sono persone serie, che lavorano. In questi anni, abbiamo “moltiplicato pani e pesci”. Più che del solo acconto datoci per il 2015, a farci arrabbiare è sapere niente del 2016. E non possiamo essere sempre “cornuti e mazziati”».
Liber cita anche l’esempio dello 0,50 euro che ogni corridore paga ad ogni corsa. «Dove vanno quei soldi? Al comitato regionale. Quanto ci ritorna? Zero. Questa tassa era stata imposta anche agli amatori, che avevano accettato anche per una questione etica, pensando sarebbero stati fondi a sostegno dell’attività giovanile. Cosa è successo? Visto che questi 50 centesimi non sono andati a buon fine, tante società degli amatori sono passate al Csi, dove le tessere costano la metà. E il presidente Carlesso non capisce. Eppure il periodo delle “vacche grasse” è finito da tempo. Stiamo boccheggiando e mai avrei immaginato di dover dare ragione a Luciano Zanetti che, quattro-cinque anni fa, mi diceva: “Presidente, il ciclismo è finito”. Mi viene in mente solo una parola, già detta da qualcun altro, in altri ambiti: rottamare».
(Servizio a cura di Renzo Puliero)