Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a firma di Alessandro Cardi, presidente dell’Uc Bustese Olonia, formazione giovanile della provincia di Varese che fa una riflessione personale sullo stato del movimento ciclistico giovanile. Ve la proponiamo di seguito. 

Sono Alessandro Cardi, il Presidente della società U.C. Bustese Olonia.

Vorrei fare alcune considerazioni sul mondo del ciclismo giovanile nel quale siamo presenti da molti anni.

 Assisto costantemente a diverse gare di categorie esordienti, allievi, juniores, ma in alcuni casi sono perplesso di fronte ad alcuni percorsi che, credo, siano decisamente fuori portata.

Ebbene, mi sono convinto una volta ancora che per lo spettacolo, per la selezione a tutti i costi e la volontà di rendersi importanti di fronte all’opinione pubblica, non si pensi alle conseguenze che ragazzi   giovani, possano avere nell’affrontare percorsi così impegnativi.

 Ho qualche dubbio nel fare affrontare una salita di 9 km con pendenze proibitive anche per un professionista. (terza tappa della “3 giorni orobica” per juniores).

 Nei vari incontri delle diverse Federazioni, dedicate ai direttori sportivi, spesso viene consigliato di non portare i giovani oltre il limite delle loro possibilità fisiche per l’età che hanno, di non allenare i ragazzi così giovani come se fossero già nelle categorie superiori, ma i fatti, purtroppo, sembra non corrispondano alla realtà.  Si potrebbe così riflettere anche sul fatto che non ci siano molti atleti italiani che, passati professionisti, si distinguano a dovere nel ciclismo mondiale.

Eppure l’Italia ha avuto campioni nel ciclismo che hanno fatto la storia di questo sport.

So che oggi le cose sono molto cambiate, le preparazioni, anche a livello giovanile, seguono un iter quasi maniacale, ma so anche che non sarebbe  possibile  fare affrontare l’esame di  maturità ad un ragazzo che frequenta ancora la prima superiore…

 Seguendo le corse regolarmente si può constatare che ci sono sempre gli stessi nomi, 10 massimo 15,  di ragazzi che riempiono gli ordini d’arrivo delle corse cosiddette importanti, mentre gli altri fanno da comparse perché cercano, grazie alle indicazioni di direttori sportivi e società, di seguire una crescita umana e sportiva idonea per la loro età. Chi prosegue nel ciclismo sono coloro che nella categoria juniores hanno sempre vinto o stravinto, poi… fra gli under 23, chissà forse…

Io auguro a tutti di poter raggiungere alti livelli nel ciclismo, ma non sono convinto che i metodi di allenamento usati e alcune gare disputate in ambito giovanile, consentano una adeguata evoluzione e sviluppo delle abilità che li accompagneranno nel loro percorso verso il professionismo.

Mi piace riprendere questa riflessione di Horst Wein che, anche se riferita in modo specifico al calcio, può adattarsi anche ad ogni altra attività sportiva:

“Il tecnico che vince tutto con i giovani non ha lavorato per il futuro dei giovani, ma per il proprio.”

Oltre al tecnico, ci metterei  società e dirigenze…e  perché no, anche gli stessi genitori.

Alessandro Cardi