LONDRA (GRAN BRETAGNA) – Una presa di posizione ufficiale del Team Sky ancora non era arrivata dopo mesi di discussioni, accuse e un’inchiesta parlamentare sulla questione del Delfinato 2011, legata alle discusse pratiche mediche e anti-doping della squadra. Oggi il team manager della formazione britannica Dave Braislford ha scritto al presidente della commissione Cultura, Media e Sport del Parlamento del Regno Unito, mister Damian Collins.

«Egregio presidente – scrive Braislford – allego un documento che il Team Sky ha reso pubblico oggi per fornire tutti i chiarimenti relativi a quanto accaduto al Critérium du Dauphiné del 2011 e i passi che abbiamo intrapreso da allora per rafforzare il nostro programma anti-doping e le nostre pratiche mediche. Abbiamo già fornito tutte le informazioni rilevanti alla UKAD e spero che questo risulti interessante anche per il vostro lavoro.

Evidentemente, gli eventi degli ultimi mesi hanno messo in evidenza le aree in cui errori sono stati commessi dal Team Sky. Alcuni membri del personale non hanno rispettato pienamente le politiche e le procedure che esistevano in quel momento. Purtroppo, quegli errori significano che non siamo stati in grado di raggiungere lo standard ottimale che avremmo voluto: accettiamo la piena responsabilità per quanto accaduto.

Tuttavia, molte delle ipotesi successive e delle asserzioni sul modus operandi del Team Sky sono inesatte e hanno portato ad implicazioni che sono semplicemente false. C’è una differenza fondamentale tra anomalie di procedura e illeciti. Il nostro impegno nella lotta al doping è stato ed è un principio fondamentale del Team Sky sin dalla sua nascita. La nostra missione è quella di correre e vincere in modo pulito e lo abbiamo fatto per 8 anni.

L’indagine della UKAD si è basata su una gravissima accusa di violazione delle norme antidoping da parte del Team Sky al Delfinato 2011: è importante ribadire che l’indagine indagine non ha trovato nulla a sostegno di tale affermazione, che riteniamo essere falsa.

Il 2011 era il nostro secondo anno di corse e da allora abbiamo continuamente migliorato le nostre politiche e le procedure interne. Abbiamo compiuto una serie di passi significativi per rafforzare la nostra lotta contro il doping e il controllo dell’attività medica e continueremo a farlo in futuro.

Vorrei cogliere l’occasione per dire che nutro la massima ammirazione e rispetto per i corridori e il personale della squadra. Si tratta di un gruppo straordinariamente dedicato e professionale, composto da persone che hanno sempre cercato di fare le cose nel modo giusto per vincere pulito. Mi rendo conto che, per ragioni comprensibili, le vostre recenti udienze per quanto riguarda il ciclismo e l’anti-doping si siano concentrate sugli eventi che riguardano il Delfinato il 2011. Ma sono sicuro che vorrete esaminare con la stessa attenzione le politiche e le pratiche che sono seguite ora nel nostro sport e mi auguro che questo documento possa essere utile al vostro lavoro».

Nel documento (leggi qui la versione originale) il Team Sky ricostruisce la vicenda, spiega perché nel 2011 si è ritenuto necessario trasportare il Fluimucil dalla Gran Bretagna alla Francia (sostanzialmente, perché la formulazione per nebulizzatore non sarebbe stata disponibile all’epoca in Francia), perché il medicinale veniva regolarmente acquistato a Monaco di Baviera e come le eccedenze fossero conservate nei magazzini del team a Manchester.

Ampio spazio è dedicato al Triamcinolone, glucocorticoide sintetico, che – si legge – può essere assunto se iniettato mentre è vietato durante le corse quando assunto in altra formula.

Infine, viene analizzato punto per punto l’excursus della lotta al doping del Team Sky dalla sua nascita ad oggi, all’insegna di regole e norme comportamentali sempre più severe, tanto per i corridori quanto per il personale ed in particolare per i medici.